Le cose di lassù
«Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria» (Col 3,1-4).
Per la nostra rubrica questo mese scegliamo una Parola proclamata nel giorno di Pasqua, il vertice della nostra fede: alla sequela di Cristo siamo pensati per risorgere e non per morire, siamo destinati alla vita piena, alla gioia, alla festa e non al lutto, al dolore, alla sconfitta (queste sono una tappa ma non la meta). Paolo ci ricorda che noi non risorgeremo, ma siamo già risorti con e in Cristo, che la vita di un cristiano non è quella di una persona che soffre in attesa di un premio, ma quella di chi vive nella consapevolezza di essere già stato amato, di essere già stato salvato, di chi è traboccante di gratitudine e sa abitare anche l’inevitabile dolore dell’esistenza trasformandolo in luogo di speranza certa. Paolo ci dice che siamo chiamati a vivere da risorti perché, nella consapevolezza della fede, siamo già risorti con Cristo. Paolo ci indica che l’atteggiamento di ciascuno di noi, risorti con Cristo e consapevoli che la nostra esistenza non si spegnerà mai più, è quello di cercare le cose di lassù e non quelle della terra.
A questo punto, mi chiedo: per noi che viviamo la vocazione all’amore di coppia o che abbiamo una famiglia, che cosa significa concretamente cercare le cose di lassù? Con la serena consapevolezza di non avere la verità su nulla e la tranquilla incoscienza di chi vuole comunque provare a condividere le proprie povere intuizioni, proviamo a indicarvi quanto ci sembra di aver compreso dalla nostra e altrui esperienza, sull’essere mariti, mogli, padri e madri risorti che cercano le cose di lassù.
Cerco le cose di lassù:
- ogni volta che inizio a domandarmi: «Padre che cosa desideri che io sia per il bene del mio matrimonio, per il mio partner e per realizzare il Tuo desiderio profondo su di me?»;
- ogni volta che, nel dolore che a volte mi provoca il mio coniuge, invece che contrattaccare o difendermi, provo a individuare qual è il modo più intelligente di amare l’altro rispettando me stesso;
- quando abito una crisi di coppia nella serena fiducia che ne usciremo migliori di come ci siamo entrati, perché se è vero che il macero ha un suo tempo, la Pasqua è per sempre;
- quando metto da parte le cose da fare, anche solo per 5 minuti, e chiedo alla mia sposa o al mio sposo di fermarci a pregare;
- ogni volta che mettiamo a disposizione il carisma dell’accoglienza della nostra famiglia, per accogliere qualche fratello in difficoltà (perché separato, in crisi, solo, affaticato…);
- ogni volta che non rispondo al male con il male cercando giustizia, ma scelgo di rispondere al male con il bene, provando ad amare l’altro anche nei suoi errori;
- ogni volta che mi ricordo che sono fatto come un prodigio e che quindi, se l’altro ha il diritto di sbagliare, non ha però il diritto di mancarmi di rispetto;
- quando non utilizzo le mancanze dell’altro come fendenti al mio arco, ma sono pronto a perdonarlo e a ricominciare, insieme, per tentare di amarci;
- quando so sacrificare il mio godimento e dedico tempo ai figli, senza chiedermi sacrifici insostenibili, ma anche senza calcolare troppo;
- ogni volta che mi ricordo che ad amare si apprende e che non sono nato «imparato». Accetto quindi di aver sempre bisogno di ascoltare e farmi aiutare dal Padre, dalla Chiesa, dalla comunità e da chi è più avanti di me nella vita e nella fede;
- quando il mio personale «manuale d’amore» è il Vangelo;
- ogni volta che nella mia vita esercito la pazienza. Nella consapevolezza che i tempi del soddisfacimento dei miei bisogni non sono i tempi della vita e che, a volte, ci vuole molto tempo anche per vedere un piccolissimo cambiamento;
- ogni volta che nella nostra famiglia troviamo un modo di fare festa insieme, di godere della vita e delle relazioni, perché noi festeggiamo la Pasqua e ricordiamo il venerdì Santo e non il contrario;
- ogni volta che una mia parola, un mio gesto, una mia scelta ha come intenzione finale la gioia della mia famiglia;
- ogni volta che vivo una vita nascosta con Cristo in Dio e i miei occhi brillano della gioia perché mi sento un figlio amato al punto tale che il Creatore ha dato la sua vita per me. E se Lui è morto e ha vinto la morte per me, io posso ereditare la sua attitudine, replicandolo per chi vive con me.
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