17 Gennaio 2025

Italia in declino? Oriundi pronti a tornare (II^ parte)

Pubblichiamo la seconda parte del dossier dedicato agli italo-discendenti. Lo potete leggere intero nel «Messaggero di sant'Antonio» - edizione per l'estero - di gennaio.
Italia in declino? Oriundi pronti a tornare (II^ parte)

© Sol Stock / Getty Images

Il progetto pilota di Andrea Dorini

L’avvocato Riccardo De Simone rileva le difficoltà delle piccole e medie imprese italiane di fronte alle sfide dell’internazionalizzazione e alla possibilità di cogliere le opportunità offerte dal Brasile che, su quasi 220 milioni di abitanti, ne conta oltre 50 milioni con un potere d’acquisto uguale o superiore alla media europea, e localizzati proprio nei luoghi di maggior impatto dell’emigrazione italiana. «Se si stima che oggi sono presenti circa 30 milioni di italo-discendenti in Brasile, nel Sud-Sud Est, che produce il 70% del Prodotto interno lordo dell’intero Paese – osserva De Simone –, ne consegue che stiamo perdendo grandi opportunità di accesso al mercato per mancanza di conoscenza e capacità di valorizzare l’origine italiana di questo enorme bacino di consumatori, sicuramente desiderosi di made in Italy». Perciò occorre «creare percorsi presso aziende italiane per italo-discendenti, originari proprio del territorio dove ha sede l’azienda, che potrebbero così conoscere il rispettivo prodotto-servizio attraverso uno stage per poi fungere da brand ambassador e da commerciali una volta rientrati nel Paese in cui sono comunque radicati e di cui conoscono meglio le tendenze; e poi creare joint-venture tra aziende brasiliane, fondate da italo-discendenti e aziende italiane complementari alla diffusione del nostro prodotto-servizio».

Ma il fronte caldo resta quello del rientro in Italia degli italo-discendenti. L’imprenditore Andrea Dorini, vicentino di nascita e mantovano d’adozione, vive a Vitória, capitale dello Stato brasiliano di Espírito Santo, e gestisce progetti a favore delle comunità italiane in America del Sud. È coordinatore di Forza Italia per l’America Meridionale. Vive in Brasile da più di vent’anni, ma nutre un amore viscerale per la sua terra d’origine: «In Italia – ricorda Dorini – c’è bisogno di 50 mila tra medici e infermieri, e di operai specializzati. Oggi il Bel Paese ha bisogno di ringiovanire, di ripopolare i suoi borghi, e di persone legate all’italianità. L’Italia può essere riconquistata dagli italo-discendenti perché c’è tanta voglia di italianità all’estero. Queste persone sono predisposte a investire, a studiare e a lavorare in Italia». In Brasile vivono italo-discendenti che sono anche più ricchi e facoltosi degli italiani nella penisola. «Quelli che richiedono la cittadinanza italiana arrivano a spendere anche 60-70 mila reais (10-11 mila euro) per fare le pratiche quando il salario minimo mensile in Brasile è di circa 1400 reais (circa 230 euro). Chi richiede la cittadinanza italiana lo fa perché ha un progetto di vita rivolto ai figli e ai nipoti. Eppure gli vengono create un sacco di difficoltà. Così vanno a investire in Svizzera e negli Stati Uniti, ma poi viene rinfacciato loro che vogliono solo la cittadinanza italiana».

Così Dorini ha avviato un progetto pilota coinvolgendo il prefetto di Mantova e il presidente della Provincia «per portare in Lombardia medici e infermieri dall’America del Sud con il Decreto Milleproroghe che consente l’assunzione di personale sanitario dall’estero. C’è un sito web di riferimento: https://corredorproductivo.net/2024/08/07/oportunidad-laboral-y-de-vivienda-para-medicos-y-enfermeros-argentinos-en-italia/. Il nostro punto d’incontro è in Argentina, però io sto portando avanti il progetto anche per Brasile e Uruguay. Facciamo fare i corsi di italiano e poi presentiamo i candidati alle agenzie del lavoro. In Italia abbiamo fatto un accordo con l’agenzia Staff per fare i colloqui online. Speriamo di allargare l’esperienza da Mantova all’Italia perché l’agenzia ha una quarantina di uffici sparsi nella penisola. Sto cercando anche altre agenzie interessate alla nostra iniziativa. Solo nel primo mese dall’avvio si sono iscritte 400 persone in Argentina, e più di 500 in Brasile. Ci stiamo organizzando anche per gli appartamenti, visto che chi arriverà in Italia accederà con un visto di lavoro mentre i familiari entreranno come turisti. Perché poi ci saranno anche le pratiche per il ricongiungimento. Se snelliamo le procedure nelle questure, i posti di lavoro vacanti possono essere coperti più rapidamente. Il governo potrebbe allargare il Decreto Milleproroghe anche ad altre categorie lavorative».

Ad associarsi agli auspici di Andrea Dorini è Luis Roberto Lorenzato, avvocato e imprenditore di San Paolo con radici familiari in varie regioni dell’Italia settentrionale. Lorenzato è un ex deputato della Lega della XVIII legislatura, eletto nella Circoscrizione Estero (America meridionale): «Gli italiani nel mondo nutrono una profonda adorazione per l’Italia, nostra madrepatria. Questo legame potrebbe tradursi in un ritorno dei discendenti, pronti a contribuire alla crescita economica del Paese. Molti di loro potrebbero rientrare tramite un’immigrazione legale altamente qualificata, portando manodopera specializzata, investimenti e, cosa più importante, generando figli italiani! Una vera ricchezza, assicurando così la raccolta dei contributi previdenziali e garantendo le pensioni alle generazioni più anziane. In Brasile vivono circa 30 milioni di italo-discendenti. L’1% degli italo-brasiliani, ovvero 300 mila persone, sono in attesa del riconoscimento della cittadinanza presso i consolati». Poi Lorenzato si lancia in una domanda-considerazione provocatoria: «Perché alcune autorità italiane si sentono a disagio con le richieste di riconoscimento della nazionalità dei figli dell’Italia che sono andati all’estero? Agli extracomunitari irregolari e di fede islamica i governi italiani destinano fondi quasi infiniti mentre per noi italo-discendenti e cattolici fanno esattamente l’opposto».

Porta apre agli italo-discendenti

Sul fatto che gli italo-discendenti siano una doppia risorsa, per quello che possono fare all’estero e per quello che potrebbero fare se l’Italia fosse attrezzata ad attrarli, è d’accordo anche Luciano Vecchi, responsabile del Partito Democratico per gli Italiani nel mondo. Tuttavia «le risposte del Sistema Italia sono sempre state insufficienti – ammette Vecchi –. E alcune misure messe in campo negli ultimi anni, come una fiscalità di vantaggio per il rientro in Italia, e strumenti di favore per chi ritorna in Italia decidendo di rimanerci, sono stati in gran parte aboliti con l’ultima legge di Bilancio». In passato Vecchi è stato anche assessore regionale alle Attività produttive dell’Emilia-Romagna. «L’Italia rischia di essere talmente poco attrattiva che anche chi ci arriva dall’estero, poi, appena può, se ne va altrove – constata Vecchi –. E noi abbiamo bisogno non soltanto di manodopera, ma anche di popolazione poiché l’Italia perde circa 300 mila abitanti ogni anno sia per ragioni demografiche (ci sono più morti che nati), sia perché i flussi in entrata in Italia, siano essi di italiani o di non italiani, sono inferiori ai flussi in uscita».

Sulla questione dell’attrattività per gli italiani e gli italo-discendenti, Vecchi invita a ragionare sul tema della «concessione dei visti per lavoro o ricerca di lavoro, per l’inserimento in processi di formazione o produttivi per persone che, prevedibilmente almeno in parte, possano restare in Italia. C’è bisogno di strumenti legislativi, normativi, di fiscalità di vantaggio, ecc. non contro qualcuno, ma per rendere più attrattivo il Sistema Italia. Il nostro Paese deve essere attrattivo anche per gli italo-discendenti: non devono essere vincolati alle norme attuali e alle complicazioni burocratiche della cittadinanza, ma devono poter avere occasioni di ingresso in Italia e di inserimento nel mondo della formazione e del lavoro, che oggi o non ci sono oppure sono caotiche. È una questione di solidarietà e di utilità per l’Italia».

Anche per questo, il 29 settembre scorso, il Partito Democratico ha presentato alla Camera una proposta di legge (primo firmatario il deputato Fabio Porta) di «semplificazione amministrativa per favorire il rientro dei giovani italiani e degli italici dall’estero al fine di contrastare i fenomeni di spopolamento e denatalità, e di favorire la ripresa economica» sollecitando «l’apertura alla categoria degli “italici”, ossia a coloro che, pur non possedendo la cittadinanza italiana, si riconoscono nei valori culturali, sociali e nello stile di vita italiano. A loro la proposta di legge consentirebbe di circolare liberamente tra il Paese d’origine e il nostro, a beneficio di quest’ultimo giacché il solo risiedervi fisicamente o stabilirvi almeno parte delle proprie attività e divenirne soggetto fiscale potrebbe dare un apporto prezioso alla soluzione dei problemi citati». La proposta del PD «non intende fissare alcun limite d’ingresso per gli “italici”, in modo da favorire il rientro dei giovani, presupponendo realisticamente che chi ha un’età superiore può fare altrettanto utilizzando le disposizioni di legge già esistenti». Infine prevede di sfoltire la burocrazia dei permessi, e facilitare l’ingresso e la permanenza in Italia degli italo-discendenti che vogliano venirci a vivere e lavorare stabilmente alleggerendo il lavoro di questure e prefetture, lasciando la concessione dei visti alle autorità diplomatico-consolari italiane all’estero e coinvolgendo le Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano e i Comuni.

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Data di aggiornamento: 17 Gennaio 2025
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