16 Agosto 2025

Una casa dalle porte aperte

Che belle quelle famiglie che ti accolgono in case nelle quali non tutto è perfetto e in ordine, ma devi stare attento a dove poggi i piedi per non calpestare i giocattoli dei bambini. Ti fanno sentire che ciò che conta è l’incontro.
Una casa dalle porte aperte

© Margherita Allegri

«In quei giorni, il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno.
Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: “Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo”. Quelli dissero: “Fa’ pure come hai detto”. Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: “Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce”. All’armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono. Poi gli dissero: “Dov’è Sara, tua moglie?”. Rispose: “È là nella tenda”. Riprese: “Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio”» (Gen 18,1-10).

Questo brano, oltre a essere particolarmente suggestivo, ci è sembrato, anche, particolarmente... estivo! Già la tenda, per noi, rimanda alla vacanza, al campeggio (anche se per loro era l’abituale casa) e poi Abramo sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Mi vedo io al posto di Abramo, a cercare un po’ d’ombra e un po’ di aria a metà di un torrido giorno d’estate. Grondante di sudore, Abramo alza gli occhi e vede poco distante da sé questi tre sconosciuti e, in lui, scatta la genialità intuitiva di un uomo di Dio: riconosce in questi stranieri la presenza del Signore che passa. Questa è l’intuizione delle intuizioni: nelle persone che passano nei pressi della tenda della nostra famiglia c’è la presenza salvifica del Padre.

Immagino come cambierebbe la nostra capacità di accoglienza, di ospitalità, il nostro atteggiamento, se, come Abramo, anche noi intuissimo la presenza di Dio Padre nelle persone che transitano vicino a noi. Come accoglierei quella coppia di amici che viene a mangiare una pizza a casa nostra, se possedessi la consapevolezza che, ospitando loro, sto ospitando il Creatore di tutte le cose, anche della mia stessa persona? Come accoglierei gli amici dei miei figli se vedessi in loro la venuta di Cristo? Probabilmente anche in me e mia moglie si attiverebbe un premuroso servizio, mettendoci subito ai fornelli, donando un po’ di ristoro. Come mi comporterei se, in quell’africano che suona il campanello per venderci una scopa, con gli occhi del cuore riuscissimo a scorgere la presenza del Padre celeste che ci viene a visitare? Probabilmente doneremmo un po’ di attenzione e cura in più. Abramo corre incontro per primo a questi tre uomini, non aspetta che siano loro a entrare in casa, è lui che prende l’iniziativa, si prostra e chiede loro di fermarsi presso la propria dimora. L’atteggiamento di Abramo è un atteggiamento attivo, non aspetta, intercetta quegli stranieri in cui intuisce essere presente il Padre. 

E noi che atteggiamento abbiamo verso gli altri? Le nostre case sono abitate della festosa presenza dell’umanità dei nostri amici, degli amici dei nostri figli, dei parenti, dei vicini di casa? Oppure sono case da custodire, case pulite, ordinate, da cui dobbiamo tener lontano la caotica presenza di bambini ed estranei? Quanto è bello essere ospitati dalle famiglie numerose, quelle con 5 o 6 figli... Ti accolgono in case disordinate, nelle quali devi stare attento a dove appoggi i piedi, perché potresti pestare qualche giocattolo, nelle quali non è tutto spolverato ma tutto è dignitoso. Queste sono le case che adoro, perché senti di entrare per davvero nella vita della famiglia che ti ospita, non ti senti in soggezione perché è tutto perfetto e sembra che casa tua sia un disastro. Queste sono le situazioni dove intuisci che quello che conta è ospitare la tua persona e non importa che tutto sia già pronto, già apparecchiato. Abramo insieme con Sara si inventano sul momento qualcosa per ristorare questi tre stranieri, non lo avevano previsto, ma non si tirano indietro. Abramo non accoglie da solo le persone, le accoglie coinvolgendo sua moglie, dividendo i compiti con lei: è una coppia che li riceve e non un individuo. 

Apriamo le porte delle nostre case, ospitiamo anche se non è tutto perfetto, facciamo sentire a chi accogliamo che, grazie a lui, è venuto a trovarci Dio Padre. L’estate è un tempo più rilassato rispetto ad altre stagioni, approfittiamone per stare in relazione con le persone che si avvicinano alla nostra tenda, teniamo un cuore e una casa aperti all’incontro, all’ascolto, all’accoglienza, al servizio. Quello che otterremo da tutto questo, come per Abramo e Sara, sarà una fecondità inaspettata. Il seme portato dall’ospite feconderà il cuore della nostra famiglia, della nostra coppia, rendendoci persone un po’ diverse rispetto a prima. Che Abramo e Sara possano ispirarci in un nuovo slancio di accoglienza, quella non programmata, quella fatta quando il prato non è tagliato e c’è di tutto appoggiato sul divano, ma bastano due biscotti e un caffè per accogliere il Padre nella nostra casa: «E ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi fratelli più piccoli, lo avete fatto a me». Vi auguriamo un’estate con le porte e le braccia aperte.

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Data di aggiornamento: 16 Agosto 2025
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