«Vietato l’ingresso ai bambini»

Aumentano in Italia i ristoranti nei quali i bambini non sono ben accetti. Ma «una città o un Paese (e quindi un ristorante) dove stanno bene i bambini, è una città o un Paese dove stanno bene tutti».
27 Luglio 2025 | di

Non me lo sarei proprio aspettato, ma stanno aumentando in Italia i ristoranti che invitano i genitori a entrare senza bambini. Trovo veramente imbarazzante vedere appesi nei locali pubblici, che poi finiscono per non essere veramente pubblici visto che non amano l’ingresso dei bambini, cartelli del tipo: «Qui entrano solo bambini educati», «Questo non è un ristorante per bambini», «Genitori venite senza bambini», «Diamo un premio ai bambini che si comportano bene», «I bambini sono i benvenuti solo se bravi e educati». Insomma, situazioni poco simpatiche. Non avrei davvero intenzione di occuparmi di queste assurdità, ma temo che, se vogliamo recuperare sul calo demografico e proteggere i coraggiosi genitori che continuano a credere nel futuro, e quindi nella possibilità di fare figli e figlie, sia necessario ribadire due o tre questioni.

Anzitutto, è vero: il ristorante, così com’è concepito in Italia, ossia un luogo dove la sera si passa qualche ora in compagnia di adulti più o meno estroversi, non è esattamente un posto favorevole all’infanzia. Almeno fino a una certa età, i bambini hanno bisogno di movimento e specialmente di gioco e di socializzazione con i loro simili. Condizioni che il ristorante classico non predispone perché vuole a tutti i costi creare la seduta perfetta, dove gli ospiti sono lì come uccellini nel nido, che attendono tranquilli l’imboccata del cibo.

Occorre però ribadire che questa non è una condizione né perfetta né fatalisticamente necessaria. Chiunque abbia fatto un giro nei locali di altri Paesi, specialmente del Nord Europa, ricorda con piacere che esistono spazi specifici per i più piccoli che trovano un angolo predisposto con materiali per disegnare o per giocare come Memory, Domino o Dama. Una possibilità per nulla remota, relativamente semplice da organizzare e già da tempo realizzata dai ristoranti e dagli hotel cosiddetti family friendly. Non possiamo consentire che i locali mettano proibizioni specifiche sui bambini. L’ha fatto di recente un noto ristorante bolognese e il proprietario si è attirato addirittura gli strali della figlia che lo ha minacciato di non andare più, in quanto lei stessa madre di bambini piccoli.

Da qui nasce il terzo chiarimento. Attenzione, ristoratori che non amate l’infanzia, perché ci può essere anche per voi l’altra faccia della medaglia. Quale? Lo spiega Pietro, padre di tre bambini di 3, 6 e 9 anni, che mi scrive: «Ho seguito la sua polemica con il ristoratore di Bologna e devo confermarle che non vado in questi locali. Ho iniziato a segnalarli anche ai miei amici proprio per evitare che vengano frequentati. Se non ci vogliono con i nostri bambini, anche noi possiamo rendere pan per focaccia». Non si tratta di vendetta, ma di una legittima e imprescindibile autotutela e autodifesa. Dove l’attenzione ai bambini e alle bambine si spegne, occorre che padri e madri sappiano far sentire la propria voce perché, come da sempre ripetiamo, una città o un Paese dove stanno bene i bambini è una città o un Paese dove stanno bene tutti.

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Data di aggiornamento: 27 Luglio 2025
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