Il dilemma di un uomo
«Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt 1,18-24).
Il dilemma di un uomo. Ti stai per sposare, in realtà sei già praticamente sposato perché la promessa di matrimonio equivale già a un «pre-matrimonio», e la tua «quasi-moglie» ti dice che è incinta e tu sai, con inequivocabile certezza, che non sei tu il padre di quel bambino. Mi chiedo se fosse successo a me con Chiara; se poco prima del matrimonio mi avesse detto che aspettava un figlio non mio. Mi sarei sentito tradito, distrutto, mi sarei chiesto se mi fossi completamente sbagliato sull’idea che mi ero fatto di lei, se era una persona completamente diversa da quanto credevo. Forse avrei oscillato tra la tentazione di fargliela pagare, per il dolore che mi aveva inferto, e il perdonarla, ma probabilmente le avrei chiesto di annullare il matrimonio. Sconvolto dal dolore, forse sarei entrato in lacrime in una chiesa, mi sarei inginocchiato e avrei chiesto al Padre che mi aiutasse a capire cosa mi stava chiedendo di fare e, ancora di più, di essere.
Se Chiara, nel dichiararmi la sua gravidanza, mi avesse detto che era stata frutto di un momento di debolezza, di un atto di cui si era profondamente pentita, una sciocchezza compiuta in un momento di fragilità e paura, forse questo mi avrebbe aiutato ad andare oltre, forse avrei potuto considerare anche la possibilità di accoglierla e sposarci lo stesso. Invece, se Chiara fosse venuta da me e avesse cominciato a raccontarmi che lei non era andata con nessun uomo, che era un intervento divino, che un Angelo era passato a casa sua a dirle che sarebbe stata la madre del figlio di Dio, credo che avrei pensato o che era una bugiarda patologica, incapace di assumersi la responsabilità dei propri errori o che mi trovavo di fronte a un episodio di delirio psicotico a sfondo religioso, indice di un disturbo psichiatrico. Probabilmente avrei reagito così in una situazione simile a quella di Giuseppe.
Mi conforta che anche la reazione di Giuseppe non sia stata all’inizio molto lontana dalla mia. Anche lui, infatti, cerca la soluzione più giusta, una soluzione che non danneggi troppo questa povera ragazza a cui tutto sommato voleva bene, ma che non incastri neppure lui con una donna che si fa mettere incinta da un altro prima del matrimonio e che poi non si assume neppure la responsabilità delle proprie azioni. Giuseppe cerca una tipica soluzione «al maschile», quelle cioè che non scontentano nessuno, né i parenti, né se stesso, né la propria fidanzata. Giuseppe cerca di non essere una persona vendicativa, ma neppure ha voglia di assumersi una responsabilità per una cosa in cui non c’entra nulla.
Però, di notte, arriva un sogno rivelatore in cui un angelo conferma la versione che gli aveva dato Maria: questo figlio è veramente il figlio di Dio. A differenza di Maria che aveva incontrato l’angelo da sveglia, lui lo incontra nel sonno, in uno stato di incoscienza. Maria, però, aveva poi avuto il segno tangibile di questo incontro nel suo rimanere incinta senza aver incontrato uomo, mentre Giuseppe si può solo fidare di questo flebile segno. Giuseppe è l’icona di un uomo che si fida di un’intuizione, che si lascia incontrare dal Signore e mette da parte tutti i suoi ragionamenti, i suoi compromessi, le sue soluzioni. Se la decisione di non accusare pubblicamente Maria e di ripudiarla in segreto faceva di Giuseppe un uomo giusto, la scelta di prenderla con sé come sposa rende Giuseppe un uomo di Dio.
A volte il Padre può portare noi mariti ad andare oltre l’essere ragionevoli e giusti, ci può spingere a essere uomini di speranza, uomini di fede. A credere che, oltre alle dinamiche incomprensibili e contrarie della nostra relazione di coppia, vi può essere qualcosa che solo un’intuizione spirituale può illuminare. C’è una nuova vita, c’è un nuovo modo di stare nel matrimonio, una nuova ripartenza. Attenzione, però, perché questa intuizione avvenga ti devi affidare e fidare di qualcun altro, un intermediario del Padre, un angelo del Signore. Potrebbe essere il tuo parroco, oppure un frate o una suora, in alcune occasioni potrebbe essere un tuo amico o una coppia di amici che ci tengono a te e al tuo matrimonio, oppure uno psicoterapeuta. Giuseppe mostra a noi uomini come possiamo ascoltare, comprendere, meditare e scegliere. Che questo Santo Natale possa davvero regalarci la possibilità imparare da Giuseppe a diventare uomini che sanno ascoltare oltre le proprie idee e ragionamenti, (per quanto questi possano sembrare giusti), per divenire finalmente uomini di Dio.
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