23 Dicembre 2025

Lettera dal carcere

Dio ci incontra lì dove siamo, nella situazione, anche complicata e drammatica, in cui stiamo vivendo. Perché un rinnovato cammino di fede è sempre possibile, con determinate condizioni.
Lettera dal carcere

© CHONLATEE SANGSAWANG / GETTY IMAGES

«Buongiorno, vorrei condividere con voi una mia testimonianza. Sono oggi, giustamente, un detenuto di un carcere milanese. Ho sbagliato ed è giusto che io paghi, parto subito dicendo questo. Si tratta della mia prima (e spero ultima) detenzione. Perché vi scrivo? Per testimoniare come anche qui dentro si possa trovare la fede, di come si possa riscoprirla. Io infatti fuori credevo, sentivo le Messe ma… non le seguivo. Ero immerso in altri pensieri. Eppure, qui ho sentito bruciare qualcosa in me, ho iniziato a seguire e recitare il santo Rosario, ho scelto di entrare nel coro. Tutte cose che fuori non facevo perché pieno di paure verso me stesso. Inoltre devo dire come qui abbia riscoperto il gusto di stare solo nella cappella, come abbia trovato persone buone qui dentro, disponibili ad ascoltare ed aiutare gli altri, di come anche le mie preghiere sorgano maggiormente dal cuore, venendo anche ascoltate. Insomma, io non metto in dubbio che vi siano anche disagi e problemi, di come non sia tutto rose e fiori… ma al contempo posso dire che si tratta sì di un cielo notturno, ma con anche stelle luminose, basta volerle e saperle cercare. E di queste stelle non posso che ringraziare il Signore. Grazie, buona giornata».
Lettera firmata

Dio ci incontra lì dove siamo, nella situazione anche complicata e drammatica che stiamo vivendo: non ci rifiuta mai, cerca invece spazio nella nostra vita, ma tante volte siamo troppo presi da altro e solo qualche evento che interrompe la nostra frenetica corsa ci dà la possibilità di fermarci davvero. Magari facciamo anche delle cose religiose, partecipiamo a riti e compagnia bella, ma solo esteriormente, solo in apparenza, senza scegliere, senza voler incontrare il Signore… perché occupati in altro e preoccupati da altro. Oppure, come scrive il signore in questione, per paura: è un ambito delicato quello delle nostre paure, che spesso ci impediscono di fare quello che in fondo vorremmo.

Ringraziamo chi ci scrive, perché con la sua esperienza mostra che la fede è sempre un cammino possibile, con alcune condizioni. Anzitutto, è necessario fare verità: se si rimane nell’ambiguità del compromesso non si incontra il Signore, ma più facilmente una proiezione nostra di Dio. Solo riconoscendo umilmente la propria situazione personale possiamo, infatti, entrare in relazione con il Signore. Un altro tratto importante è che questo cammino di fede non è solitario: la presenza di altre persone che vivono questa esperienza e amano diventa segno e incoraggiamento. Non per nulla Gesù dice: «Da questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35).

Inoltre, la preghiera: senza la ricerca di una relazione personale con il Signore, la fede non si sostiene. Questo non è un cammino facile, perché spesso finiamo per mettere al centro noi stessi e i nostri bisogni; il cuore della preghiera è invece riscoprire la bellezza dello stare con Lui, in semplicità. Infine, la gratitudine, che è segno del riconoscere una grazia che mi sta toccando e che, un po’ alla volta, cambia la mia esistenza.

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Data di aggiornamento: 23 Dicembre 2025
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