Vorrei che questo Ramadan 2024 fosse come gli altri, che, a volte, ho vissuto in Paesi musulmani. Come potersi augurare, nella disperata tendopoli di Rafah «Ramadan Mubarak»? Come poter avvertire il sapore dei «deglet nour» mentre tuo figlio muore?
Nella tragedia di Gaza, quando ho letto delle distruzioni dei registri pubblici, mi sono ricordato della «cédula», documento di identità che anni fa era l’ossessione di ogni haitiano sul suolo dominicano.
Sono passati più di dieci anni da quando, per la prima volta, arrivai a Satriano di Lucania. Avevo saputo che, in pieno inverno, nell’ultima domenica del Carnevale, prima del Martedì Grasso, vi erano alberi che camminavano.
Ogni volta che torno nel centro di Taranto trovo un nuovo albergo, un nuovo B&B, un nuovo caffè. Vorrei trovare anche nuovi abitanti tra i vicoli della Città Vecchia. Vedo nuove crepe e restauri. Mi sorprende sempre la vitalità ostinata di questa città.
Gennaio è un mese sacro in Etiopia. A Timkat (Epifania), la gente delle città, dei villaggi, delle montagne si ritrova vicino a un fiume, a un lago, a una cisterna d’acqua. La «grande benedizione» è rito di comunità.
Giulia Cecchettin, Giulia Tramontano, Shani Louk. E poi Nahida, Samar, Vanessa... Chiudiamo l'anno ricordando tutte le vittime di femminicidio. Nella speranza che tanto dolore possa un giorno fecondare il terreno delle nostre vite.