Riscoprire la terra d’origine, ricostruire l’albero genealogico, rivivere la storia della propria famiglia e le tradizioni del borgo dei nonni e dei bisnonni emigrati all’estero. Per gli oriundi italiani si apre una nuova stagione.
La pace non è una condizione anodina e analgesica, ma una «quiete accesa», per rubare le parole a Ungaretti. Non una «pace vuota», ma una pienezza di vita che richiede la nostra capacità di essere costruttori, attori, «operatori» di pace.
La nostra è la fede dell’incarnazione, il nostro corpo è stato abitato dal figlio di Dio e questo lo ha «divinizzato» al punto che il Suo amore può giungere agli altri attraverso di noi. Non sprechiamo la fantastica opportunità di diventare amore.
Ogni volta che torno nel centro di Taranto trovo un nuovo albergo, un nuovo B&B, un nuovo caffè. Vorrei trovare anche nuovi abitanti tra i vicoli della Città Vecchia. Vedo nuove crepe e restauri. Mi sorprende sempre la vitalità ostinata di questa città.
La vicenda del campo di internamento istituito a Campagna, nel salernitano, tra il 1940 e il 1943. Dove la solidarietà e l’accoglienza hanno saputo vincere l’odio e salvare decine di vite umane.
Migranti, senza fissa dimora o chi perde la residenza per tanti motivi sono automaticamente fuori dal servizio sanitario. In Veneto una rete di ambulatori gestiti dalle associazioni di volontariato copre il buco di assistenza ai più fragili.