Anziani con speranza
La giornata mondiale dei nonni e degli anziani è un’occasione, anche quest’anno, per riflettere su questo tempo della vita. Lo fa papa Leone nel suo messaggio per l’occorrenza, legato al più ampio contesto del Giubileo della speranza. «Beato chi non ha perduto la sua speranza» è il tema, frase che riprende un versetto del libro del Siracide, «lasciando intendere che nella nostra vita – specie se lunga – possono esserci tanti motivi per volgersi con lo sguardo indietro, piuttosto che al futuro». Proprio nella Bibbia troviamo tanti esempi di anziani che hanno uno sguardo pieno di speranza, oppure, come Abramo, credono oltre ogni speranza. Diventano così, come sottolinea il papa, testimoni di speranza: la loro esperienza, segnata da tanti vissuti, da gioie e fatiche, getta una luce sul nostro cammino.
Afferma il papa: «La vita della Chiesa e del mondo, infatti, si comprende solo nel susseguirsi delle generazioni, e abbracciare un anziano ci aiuta a capire che la storia non si esaurisce nel presente, né si consuma tra incontri veloci e relazioni frammentarie, ma si snoda verso il futuro». L’anziano aiuta a fare questo ponte tra passato, presente e futuro, progettando «con saggezza l’avvenire». Anche la sua debolezza e fragilità nel fisico diventa testimonianza di ciò che è più importante: «il nostro fisico è debole ma, anche così, niente può impedirci di amare, di pregare, di donare noi stessi, di essere l’uno per l’altro, nella fede, segni luminosi di speranza» (Papa Francesco, Angelus, 16 marzo 2025).
Oltre a essere segni di speranza, gli anziani meritano anche di ricevere segni di speranza. È quanto ricordava papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo (Spes non confundit, n. 14): «Segni di speranza meritano gli anziani, che spesso sperimentano solitudine e senso di abbandono. Valorizzare il tesoro che sono, la loro esperienza di vita, la sapienza di cui sono portatori e il contributo che sono in grado di offrire, è un impegno per la comunità cristiana e per la società civile, chiamate a lavorare insieme per l’alleanza tra le generazioni». E papa Leone invita ad «abbattere i muri dell’indifferenza, nella quale gli anziani sono spesso rinchiusi», «a vivere con loro una liberazione, soprattutto dalla solitudine e dall’abbandono». Per questo, visitare per un congruo tempo un anziano in solitudine è un modo di conseguire l’Indulgenza giubilare, «quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro» (Penitenzieria Apostolica, Norme sulla Concessione dell’Indulgenza Giubilare, III).
Ogni giorno, molte persone, specialmente anziani, chiamano al Messaggero di sant’Antonio: spesso cercano un frate o una persona che dia loro ascolto, per raccontare le loro fatiche, per chiedere una preghiera, per affidarsi al Santo. Sono persone a volte sfiduciate, affaticate, spesso sole; ma sono grate dell’ascolto che gli viene offerto. Magari è poca cosa, ma è un gesto di umanità e di attenzione che può dare una luce diversa alla giornata.
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