Armonizzare i cuori

La vocazione all’armonizzazione è, all’indomani della pandemia, la chiamata di tutti. Con inediti orizzonti e con nuovi spazi di speranza.
14 Agosto 2020 | di

Cuore dell’estate è la festa di san Benedetto, che si celebra il giorno 11 di luglio (quest’anno si ricordano i 1.540 anni dalla sua nascita). Una figura importante nella storia, perché quest’uomo illuminato creò un ponte vitale tra la cultura romana in decadenza e la nuova realtà dei popoli germanici, che non vanno chiamati, sbrigativamente, «barbari». Erano diversi, certo, dalla classicità romana, ma portavano nuovi valori importantissimi. La fusione armoniosa tra le due culture creò il Medioevo, vertice culturale per le nostre terre. Ebbene, Benedetto ci insegna proprio quest’arte dell’armonizzazione. Cosa di cui oggi abbiamo immenso bisogno. 

Subito dopo il covid-19, sento l’urgenza di fare sintesi tra quella esperienza di dolore e le nuove fasi che ci si aprono davanti. Armonizzarle diventa un tesoro, per non restare legati alla paura, ma proiettarci in avanti. Fare memoria, allora, diventa la prima parte dell’armonia. Quei giorni di trepidazione ontologica ci hanno trasformati. Sono un «memoriale». Ne parlo sempre mentre visito le mie comunità, sera dopo sera, riflettendo insieme, nel dialogo, per tracciare spazi inediti di futuro. Il tempo dell’armonia è allora il tempo dello Spirito Santo, che viene chiamato da papa Francesco con un’immagine patristica eloquentissima: Ipse armonia est!. È lui che crea l’armonia, lui che ci permette di compiere un chiaro discernimento, per lasciarsi interrogare e portarci a capire insieme quale sia il «meglio» da compiere. Perché l’armonizzazione porta a scegliere sempre il meglio, senza accontentarsi.

Ma guardando alle tensioni sociali e culturali di oggi in America ritorna in mente la lotta di Mandela, davanti alle violenze dei bianchi, in Sudafrica. Mandela capì che la soluzione non era quella semplicistica, immediata, del rovesciamento del potere dei bianchi con il potere dei neri. Era ben più grande l’orizzonte. Rileggiamo il suo discorso del 1993, quando gli fu conferito il Premo Nobel insieme al presidente bianco De Klerk. Fu una scelta grandissima. Una vera armonizzazione tra i due popoli: «Il valore della nostra ricompensa condivisa sarà e dovrà essere misurato sulla gioiosa pace nella quale il bianco e il nero vivranno in armonia, in un’unica razza, quella umana!».

E anche l’estate è il tempo di una crescente armonizzazione tra noi e il Creato. In attuazione di quella «ecologia integrale, tra cuore, corpo e creato», indicata da papa Francesco, nella sua Laudato si’. E non è dunque un caso se quello che ora si apre sarà l’anno speciale della Laudato si’. La pandemia ha reso pesante proprio la rottura tra noi e il creato, lo spezzarsi di quell’armonia vitale per tutti. Ne abbiamo patito le amare conseguenze, in quei mesi, chiusi in casa, paurosi e angosciati sul nostro futuro. Ora si tratta di ricostruire quella nativa armonia. Tocca a tutti, partendo dal cuore di ciascuno di noi.

La parola «armonia» è quindi la parola vincente. E la vocazione all’armonizzazione è la chiamata cui tutti siamo attesi, con inediti orizzonti e con nuovi spazi di speranza.
Utile, allora, è chiudere questo articolo, con la riflessione finale dei Promessi Sposi, che ho voluto rileggere con cura proprio nelle giornate vuote della pandemia. Con parole sagge, infatti, il Manzoni, acuto osservatore delle vicende del cuore umano, scriveva: «Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso perché ci si è dato cagione, ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce e li rende utili per una vita migliore!». Una conclusione, annota il Manzoni, «trovata da povera gente, ma che è parsa così giusta da metterla come il sugo di tutta la storia!».

 

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Data di aggiornamento: 14 Agosto 2020
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