«Cari insegnanti…»

Le lettere che Albert Camus scrisse al suo maestro dicono tutta l’importanza di una relazione, quella tra insegnanti e studenti, che possiamo considerare, a ragione, tra quelle fondanti della vita.
07 Agosto 2024 | di

Chi non ha avuto un insegnante che gli è rimasto nella memoria come figura positiva, che l’ha fatto crescere, che gli ha dato qualcosa in più, che ha lasciato un segno? Il bello dell’insegnare, al di là di tutte le frustrazioni, è proprio questa possibilità di relazione forte e sostanziale con i propri alunni. Certo, non sempre gli insegnanti sono all’altezza di questo compito. Ma qui concentriamoci, aiutati nientemeno che da Albert Camus, uno dei più grandi scrittori del Novecento, sulle figure di educatori degne di questo nome e degne di essere ricordate. Sono state pubblicate di recente, a distanza di più di sessant’anni, le lettere che Camus scrisse al suo maestro delle elementari. Un epistolario davvero unico che ogni insegnante dovrebbe tenere come bussola personale. 

Albert Camus, nato nel 1913 in Algeria, all’epoca colonia francese, in una famiglia già povera, perse il padre in battaglia all’inizio della Prima guerra mondiale, quando aveva solo un anno. Il piccolo orfano rimase con la madre e la nonna materna in una condizione di vera indigenza che lo portò a vivere la scuola, da un lato, come un momento di emancipazione e, dall’altro, come un desiderio non realizzabile. Alle elementari, incontrò il maestro Germain che dimostrò una grande sensibilità verso questo bambino così intelligente. Decise quindi di chiedere alla madre il permesso di fare richiesta di borsa di studio per il suo piccolo allievo. Superate le legittime resistenze – il bambino rappresentava infatti una risorsa economica per la famiglia –, Camus, grazie a questo intervento, invece della via del lavoro prese la via degli studi.

La storia poi la conosciamo tutti. Lo straniero e La peste (per citarne un paio) sono solo alcuni dei suoi grandi romanzi scritti in maniera superlativa e con una passione che ne fece una rivelazione assoluta. Al punto che, nel 1957, a soli 44 anni, venne insignito del Premio Nobel per la letteratura. Negli anni precedenti, lo scrittore e il maestro si erano riavvicinati. Nel momento del prestigioso Premio, Albert scrisse al suo docente una lettera che entra di diritto nella storia della scuola e della pedagogia: «19 novembre 1957. Caro signor Germain, quando ho appreso la notizia, il mio primo pensiero, dopo mia madre, è stato per lei. Senza di lei, senza la mano affettuosa che ha teso al bambino povero che ero, senza il suo insegnamento, e il suo esempio, nulla di tutto questo sarebbe stato possibile. Non attribuisco eccessiva importanza a simili riconoscimenti, ma questo mi offre se non altro l’occasione per dirle ciò che lei è stato ed è tutt’ora per me, e per assicurarle che i suoi sforzi, il suo lavoro e la passione generosa che vi infondeva sono sempre vivi in uno dei suoi scolari che, nonostante l’età, non ha mai smesso di essere il suo allievo riconoscente. La abbraccio con tutte le mie forze. Albert Camus».

Dedico questo mio articolo, e soprattutto la lettera di Albert Camus, a tutti gli insegnanti che spesso hanno parecchi e giustificati momenti di amarezza, delusione e frustrazione. Esercitano una professione che non raccoglie di certo frutti immediati, ma che può consegnare agli alunni il desiderio di tirar fuori tutte le proprie risorse e con queste dare il meglio di sé nella vita.

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Data di aggiornamento: 09 Agosto 2024
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