Stilisti della nostra vita
Qualche anno prima che morisse, osai chiedere a mia madre, donna che si arrabbiava spesso e odiava le domande (se le si poneva quella sbagliata, poi, erano guai): «Che cosa avresti voluto fare da grande?». Poiché era di buon umore, rispose semplicemente: «La maestra». Io, da sempre convinto che il mio interesse e la passione per le questioni educative e pedagogiche venissero da mia zia Pina, classe 1899, un demonio con la vocazione per l’insegnamento, ebbi una vera e propria illuminazione: c’era in mia mamma un desiderio sotterraneo, subliminale, inconscio, che ha lavorato e mi ha raggiunto. Un copione ben visibile, non solo per il fatto che lei voleva fare la maestra e io ho finito con l’occuparmi di educazione fin da giovane, ma anche per quel suo aspetto collerico che in qualche modo mi ha portato a occuparmi di conflitti, di litigi e di saper litigare bene.
Erano anni che tenevo nel cassetto il lavoro sul copione educativo, sentivo che nell’agire di ciascuno di noi c’era «altro» e questo episodio con mia madre ha tracciato delle linee più precise. Per fare la nostra vita è importante riconoscere non solo i modelli educativi dei nostri genitori, ovvero l’educazione ricevuta, ma anche il copione educativo, che è qualcosa di più raffinato, di subdolo, che si trova sottotraccia, ma lascia segni inequivocabili perché ci porta dove i loro desideri sotterranei hanno voluto portarci.
Tutto arriva dall’infanzia. Ma che cos’è l’infanzia? Giocare con gli amici o i cuginetti, andare a scuola, fare scherzi e confusione, raccontare bugie, rubacchiare qualcosa, sbucciarsi le ginocchia e sicuramente tanto altro? Vero, ma aggiungo che è anche l’educazione ricevuta, che resta a modellarci, a creare per noi quegli automatismi su cui poi si costruirà sostanzialmente tutta la nostra vita. Bisogna immaginarla come un tessuto senza forma che ci viene consegnato. Il copione educativo è ciò che facciamo con quel tessuto. Un abito cucito da altri o una «creazione» tutta nostra? La metafora del cambio degli armadi lo spiega bene: che cosa si può tenere e che cosa si può lasciare andare?
L’educazione ricevuta presenta una connotazione sia esplicita che implicita e in quest’ultima si annida un elemento più avanzato e complesso: il copione educativo, ossia quei desideri inconsci che i genitori trasmettono ai figli. Il copione educativo è come un contenitore in cui viene versata della creta, l’educazione ricevuta. Ne prende inevitabilmente la forma e agisce su di noi a un livello talmente profondo che risulta difficile da raggiungere. Riguarda tutti, nessuno escluso.
Serve cambiare strada e vedere un altro punto di vista. Ognuno di noi può indagare la propria storia e riappropriarsene per viverla secondo i propri desideri e non quelli degli altri. Anch’io nella vita ho cercato di trasformare il mio copione educativo in occasione di crescita. Per tentare di rendere il mondo un posto un po’ migliore.
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