Cinque anni per cambiare aria
Le città sono il nodo cruciale per migliorare la qualità dell’aria, respirata dal 75 % della popolazione italiana, centrando allo stesso tempo gli obiettivi 2030 posti dall’Unione Europea per abbattere gli inquinanti più pericolosi: le polveri sottili, ma anche l’Ozono e il Biossido di Azoto. Un traguardo da cui l’Italia è, però, ancora molto lontana. È per questo che Legambiente ha lanciato, il 4 febbraio scorso, la campagna itinerante Città2030, che, entro il 18 marzo, toccherà 20 città italiane allo scopo di promuovere e verificare lo stato della mobilità sostenibile nei principali capoluoghi di provincia. In occasione del lancio della campagna, sono stati diffusi i dati del Report «Mal’Aria di città 2025», che ben fotografano lo stato dell’inquinamento atmosferico delle nostre città e la necessità di implementare politiche adeguate per ridurre le emissioni e migliorare la vivibilità dei centri urbani.
Nel 2024, per quanto riguarda il PM10, 25 città, sulle 98 monitorate, hanno superato i limiti di legge, ovvero hanno avuto più di 35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/per metro cubo. Una misurazione resa possibile dalle stazioni di rilevamento, alcune delle quali localizzate in punti diversi della stessa città.
La maglia nera va a Frosinone, con 70 giorni oltre i limiti consentiti, seguita da Milano con 68. Il Veneto come regione ha il poco invidiabile primato di avere ben 4 città in cima alla classifica delle più inquinate: Verona con 66 sforamenti, Vicenza con 64 e Padova e Venezia con 61. A seguire nell’elenco anche Cremona, Napoli, Rovigo, Brescia, Torino, Monza, Modena, Mantova, Lodi , Pavia, Catania, Bergamo, Piacenza, Rimini, Terni, Ferrara, Asti e Ravenna. Con l’entrata in vigore della nuova Direttiva europea nel 2030, l’asticella per il PM10 sarà abbassata a 20 microgrammi/metro cubo e se non si farà nulla solo 28 città su 98 centreranno l’obiettivo. Non va meglio con i limiti di Biossido di Azoto (NO2): oltre il 45 per cento delle città monitorate non riuscirà a rispettare la nuova soglia dei 20 milligrammi/metro cubo.
Ci sono cinque anni per rimboccarsi le maniche, una vera e propria corsa contro il tempo, che, secondo Legambiente, prevede una serie di priorità: il ripensamento della mobilità urbana, con il potenziamento e il passaggio all’elettrico dei mezzi pubblici, l’esclusione dai centri dei veicoli inquinanti, ma anche con una migliore organizzazione degli spazi pubblici e delle piste ciclabili; la mappatura e progressiva sostituzione delle caldaie a gasolio, carbone e metano con sistemi più sostenibili come le pompe di calore; l’intervento sul settore agrozootecnologico, uno tra i più inquinanti, specie nell’area padana, cercando di attivare pratiche per renderli più sostenibili.
Non si tratta solo di far raggiungere al nostro Paese i nuovi obiettivi della Direttiva europea, ma di contribuire in modo significativo alla salute dei cittadini. L’inquinamento atmosferico è causa in Italia di più di 50 mila morti premature ogni anno, un numero enorme, che equivale agli abitanti di cittadine come Rovigo o Agrigento.
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