13 Aprile 2025

Come testimoniare la mia fede ad altri giovani?

Come faccio a dire che sono cristiano? Mi piacerebbe che anche gli altri conoscessero la bellezza del nostro Dio, ma come fare? Domande enormi… Proviamo a dare qualche semplice indicazione.
Come testimoniare la mia fede ad altri giovani?

© Fabio Scarsato / Archivio MSA

Come faccio a dire che sono cristiano? Mi piacerebbe che anche gli altri conoscessero la bellezza del nostro Dio, ma come fare? Se hai nel cuore queste domande è un buon segno: forse davvero il Signore ha toccato il tuo cuore! Probabilmente hai fatto esperienza di quanto sia bello avere un Dio così. E allora ti viene naturale pensare: ma perché anche gli altri non possono conoscerlo? Questa è la radice dell’esperienza cristiana: incontrare il Signore e portarlo agli altri. E che sia chiaro: nessuno di questi due passaggi si regge senza l’altro! Mai potremmo dire di aver davvero incontrato il Signore, se non sentiamo anche la spinta ad andare verso i fratelli. Mai potremmo portare Lui agli altri se prima non l’abbiamo incontrato personalmente. Ma come fare? Oggi è davvero difficile essere cristiani, ed esserlo in maniera visibile. Nominare il nome di Gesù di fronte a qualcun altro ci fa spesso tremare la voce, ci mette persino a disagio… E il risultato è che spesso molti giovani cristiani vivono come al tempo delle catacombe, andando a messa di nascosto! Ma se qualcuno di voi davvero ha l’ardore di dire ai suoi amici «Io sono cristiano, mi fido del Signore Gesù!», allora proviamo a darci qualche semplice indicazione, che forse ci può essere di aiuto.

Primo. Non pensare: «Io sono dalla parte giusta»!

Avendo incontrato il Signore Gesù, che è «La via, la verità e la vita», inevitabilmente ci sentiamo dalla «parte giusta», quella che ci autorizzerebbe a guardare gli altri dall’alto in basso, con l’atteggiamento di chi dice «Adesso ti insegno io come si fa». Finiremmo così a somigliare molto a certi complottisti, che pensano di essere gli unici eletti ad aver capito davvero come va il mondo, e guardano gli altri con supponenza e arroganza… Molti anni fa il cardinal Martini riprese una frase di Roberto Bobbio che diceva così: «Il mondo oggi non si divide più in credenti e non credenti, ma tra chi cerca e chi ha smesso di cercare». L’atteggiamento giusto allora è quello di proporsi come un cercatore di verità, qualcuno che forse ha intuito qualcosa, ma che ha ancora tante domande aperte. Qualcuno che non ti dice «Io ho la verità in mano», ma che ti dice «Ti va se cerchiamo insieme?». E allora cambia tutto.

Secondo. Non perdere mai il gusto della ricerca!

Risulta naturalmente da quanto detto prima: vuoi offrire testimonianza? Allora offri la possibilità di cercare insieme. Cercare insieme significa avere il coraggio di mettersi in discussione, di confrontarsi, di prendere in considerazione davvero, sul serio, il punto di vista dell’altro. L’apertura a comprendere, ad ascoltare, a ragionare insieme, a fare esperienza insieme… questa è la porta che dobbiamo aprire a chi abbiamo di fronte. Da lì passa la testimonianza vera di chi cerca solo il bene, di chi non ha nulla da difendere, ma solo da donare. Quindi continua sempre a cercare, non sentirti mai arrivato/a: aver incontrato Gesù ci ha messo sulla buona strada, ma non siamo ancora arrivati al traguardo. Il bello è camminare insieme! Perché è lungo una strada condivisa che il Signore poi si mostra, sempre.

Terzo. Non cercare la conversione dell’altro!

Madre Teresa di Calcutta una volta ha risposto in maniera molto eloquente ad un giornalista che le chiedeva che cosa avrebbe cambiato della Chiesa: «Me stessa. Sono io che devo cambiare!». Allora l’unica conversione, l’unico cambiamento radicale e sempre necessario, che possiamo pretendere è da noi stessi. Tutti abbiamo sempre bisogno di ricominciare, di convertirci alla logica del Vangelo. Dio infatti è paziente, sa aspettare gli uomini, desidera proporre con delicatezza e lasciare liberi. Conosce il cuore dell’uomo, e sa bene che i tempi del cammino sono diversi per ciascuno. Nessuno di noi può essere così presuntuoso da sapere quale passo l’altro deve fare, e persino quando e come deve farlo! Un Dio che pretende, che spaventa, un Dio che non accetta dubbi e debolezze, è un Dio che non salva nessuno. Il nostro Dio, per fortuna, è ben diverso! Mostra piuttosto il volto vero di Dio, e allora piano piano ogni uomo farà i suoi passi verso di lui.

Quarto. Ama, cerca di voler bene, sempre e comunque!

E questa è la chiave di tutto. Non parlare di Gesù per sentirti migliore, non parlare di Dio per convincere, per attirare a te stesso/a, per cambiare gli altri, per salvare gli altri… L’unico vero motivo che ci deve spingere è questo: amare. Agisco, mi muovo, parlo con te, condivido la mia esperienza, ti ascolto, mi lascio mettere in crisi, perdo tempo per te… solo perché ti voglio bene! Solo perché sinceramente desidero il meglio per te. E se ti parlo del mio Signore è perché sento che può fare un gran bene anche a te! Perché parliamoci chiaro: è sempre e solo la potenza dell’amore che alla fine è capace di smuovere i cuori! È con la potenza dell’amore che il Signore ci ha incontrato, ci ha salvato, ci ha perdonato, ci ha fatto nuovi. Mano a mano che impareremo ad amare un po’ di più come lui, allora piano piano tutto il mondo crederà, perché, anche attraverso di noi, farà esperienza di Dio.

Buon cammino a tutti!

fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org

[Articolo ispirato da un intervento di don Michele Falabretti su «Se vuoi»]

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Data di aggiornamento: 13 Aprile 2025

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