Da soli non ci si salva

Dal 2020 abbiamo imparato che da soli non ci si salva, e che tra l’individuo e i sistemi ci sono le comunità, i quartieri, i territori. È da qui che dobbiamo rigenerare la quotidianità.
01 Gennaio 2021 | di

Un anno nuovo incomincia, e così possiamo lasciarci alle spalle un 2020 che in tanti non vedevano l’ora finalmente terminasse. «Anno bisesto anno funesto» recita il detto popolare, a indicare che le annate di 366 giorni portano sfortuna, o sono teatro di eventi fuori dal comune. Una pandemia globale ha sovvertito ogni normalità, segnando uno spartiacque tra una vita frenetica e ipersociale, e una nuova quotidianità fatta di distanziamento, divieto di assembrarsi, scuole svuotate e ospedali al collasso.

L’anno nuovo porterà il vaccino per molti, e forse qualche restrizione potrà allentarsi, ma certamente siamo entrati nell’era post-covid. Non perché la pandemia sia debellata, ma perché la nostra vita, nonostante le retoriche sul «ritorno alla normalità», è cambiata in modo irreversibile. E forse non è solo un male, se si sarà capaci di cogliere questo tempo come un’occasione.

Il filosofo Alfred Whitehead sosteneva che si può vivere, vivere bene o vivere meglio. Se non chiudiamo il nostro orizzonte sulla mera sopravvivenza fisica individuale (sicurezza) e lo apriamo alla consapevolezza che «resilienza» non significa solo adattamento, ma capacità di imparare dall’esperienza a vedere le cose in modo nuovo, forse potremo persino vivere meglio. Dal 2020 abbiamo imparato che da soli non ci si salva, e che tra l’individuo e i sistemi ci sono le comunità, i quartieri, i territori. È da qui che dobbiamo rigenerare la quotidianità.

 

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Data di aggiornamento: 01 Gennaio 2021
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