Dove andremmo a finire?
Verrebbe spontaneo pronunciarla al futuro quella frase del titolo (Dove andremmo a finire?), invece che al condizionale come in effetti è. Ma sarebbe un grave errore, perché è proprio il condizionale la dimensione in cui si dipana questo volume: il condizionale è, infatti, il modo verbale che esprime incertezza (desideri, dubbi, ipotesi…), e l’incertezza è esattamente lo stato in cui si trova oggi la Chiesa.
L’autore, monsignor Martin Werlen, già superiore dell’abbazia di Einsiedeln, in Svizzera, si tuffa in questa incertezza, passando in rassegna una pluralità di temi, anche scottanti, con cui la Chiesa di oggi è chiamata a confrontarsi: dagli scandali legati alla pedofilia al ruolo della donna, dalla perdita di contatto con la realtà in cui vive la gente alla crisi vocazionale. Temi che, avverte il monaco, se non saranno affrontati dalla Chiesa, causeranno la perdita di quel ruolo profetico che da sempre è il vero terreno generativo del cristianesimo.
Perché ciò non avvenga, avverte Werlen, dovremmo non tanto focalizzarci sui possibili scenari futuri, ma sulla disponibilità e la capacità di ascoltare «ciò che Dio ci dice oggi», attraverso le persone (tutte), gli eventi (tutti), attraverso ogni domanda che giunge dalla società, ponendosi vicini agli uomini e alle donne del nostro tempo per cercare accanto a loro e con loro il Dio vivente. Attraversando la vita con i sensi aperti come fanno gli asini, animali fedeli che alleggeriscono gli altri dai carichi pesanti, che, dinanzi al pericolo, sanno valutare la situazione senza darsi subito alla fuga come invece fanno i «nobili» cavalli. Perché, conclude Werlen, «la situazione contingente è una sfida lanciata da Dio per metterci in cammino come Chiesa», anche ponendo in discussione un sistema, affinché giungiamo a «gettarci completamente nelle sue braccia».