30 Maggio 2023

È vero che i frati sono tutti vecchi?

Nell’elenco dei vari stereotipi riguardanti la vita dei frati ecco una convinzione ricorrente: i frati son tutti vecchi! Ma sarà vero?
È vero che i frati sono tutti vecchi?

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«Ehi, vecchio a chi? Io ho da poco superato i 30 anni!». Non ho mai avuto l’occasione di rispondere così, purtroppo! Di solito, infatti, la domanda arriva al contrario: «Ah, sei un frate? Così giovane?». Eh sì, come se i frati nascessero già vecchi… Ok, però è inutile nascondercelo: questo non è propriamente un luogo comune, mi sa che in un certo senso è la pura realtà. O almeno, lo è qui da noi, in Italia… Cioè, non è che siamo proprio tutti vecchi, però è vero che l’età media è piuttosto alta.

Volete dei numeri? Per esempio, da noi frati francescani Conventuali del Nord d’Italia, i frati sotto i 50 anni sono circa 50, mentre quelli over 50 sono addirittura 200… Complice la crisi vocazionale di questa Europa scristianizzata, ma anche il generale invecchiamento della nostra società che non risparmia neppure i frati. Però è vero anche che in altre parti del mondo (in particolare in Asia e in Africa) la situazione è totalmente rovesciata… e la giovinezza esplode.

Allora, cosa ne direbbe Francesco d’Assisi di questa situazione? All’inizio, ai suoi tempi, ovviamente i frati erano tutti giovani e scattanti, o comunque c’era un tale boom di ingressi, che la questione non si poneva proprio (senza contare che arrivare a 50 anni era già un traguardo!). Allora si potrebbe dire che noi, oggi, siamo di fronte a una nuova sfida, una sfida generazionale. Sentite cosa ne pensa Papa Francesco:

«Gli anziani ricevono dai giovani, i giovani attingono dagli anziani, in loro trovano le radici della fede, perché la fede non è una nozione da imparare su un libro, ma l’arte di vivere con Dio, che si apprende dall’esperienza di chi ci ha preceduto nel cammino. Così i giovani, incontrando gli anziani, trovano sé stessi. In quell’incontro i giovani vedono la loro missione e gli anziani realizzano i loro sogni. Perché se i giovani sono chiamati ad aprire nuove porte, gli anziani hanno le chiavi. E la giovinezza sta nell’andare alle radici, ascoltando gli anziani. Non c’è avvenire senza questo incontro tra anziani e giovani; non c’è crescita senza radici e non c’è fioritura senza germogli nuovi. Mai profezia senza memoria, mai memoria senza profezia; e sempre incontrarsi» [cf. Omelia di Papa Francesco, 2 febbraio 2018].

Incontrarsi forse è la parola chiave. La nostra vita di fraternità, in fondo, è davvero un piccolo miracolo per questo: uomini di ogni età che vivono fianco a fianco ogni santo giorno, che si siedono a tavola insieme, chiacchierando di sport, politica, teologia, barzellette, tutto insieme… dove un ragazzo di 22 anni può scherzare con un anziano di 93… Sì, non è certo facile, soprattutto quando si tratta di fare delle scelte insieme: la maniera di vedere il mondo e la vita talvolta è davvero agli antipodi!

Eppure si tratta di ripartire ogni giorno, sopportandosi e imparando a volersi bene. Io finora sono sempre stato uno dei più giovani della comunità. Posso dire per esperienza che davvero la saggezza di chi ha già camminato per tanti anni su questa strada è un frutto da imparare a gustare pian piano! E d’altra parte è prezioso l’entusiasmo e l’energia che un frate anziano ritrova nei suoi fratelli più piccoli: «Mi dà speranza vedervi, mi fa bene!» mi ha confidato una volta un mio confratello ultra ottantenne.

In fondo, allora si tratta semplicemente di accogliere il dono che siamo gli uni per gli altri, senza pretendere di tenere tutti lo stesso passo, avendo anche il coraggio di rispettarsi e aspettarsi a vicenda. È quello che fanno Pietro e Giovanni la mattina di Pasqua: certo il più giovane corre avanti, ma poi attende l’altro per lasciarlo entrare per primo… «Pietro uscì insieme [a Giovanni] e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro […]. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette». [Gv 20,3-8]

Forse si può «vedere e credere» solo così, solo stando insieme, giovani e vecchi, «radici e germogli» come dice papa Francesco! Che ne pensi di questo luogo comune su noi frati? Scrivimi pure a franico@vocazionefrancescana.org.

A presto, una preghiera!

fra Nico

PS: Qui, qui, qui e qui trovi gli altri luoghi comuni su noi frati francescani! Qui invece il post originale su Bibbia Francescana.

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Data di aggiornamento: 30 Maggio 2023
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