Il mese in cui la Madonna viaggia…
Nel mese di settembre Maria di Nazareth, la madre di Cristo, vive giorni intensi. Cammina, incontra migliaia e migliaia di donne e uomini, aspetta nelle chiese delle montagne dove era salita a primavera, ridiscende in processione verso i paesi. È un cambio di stagione, il ritorno alle chiese madri. La Madonna del Sacro Monte di Viggiano, una Madonna nera, protettrice della Basilicata, è già scesa verso la sua casa invernale. Subito, il primo giorno del mese che quest’anno cadeva di domenica. E nella notte fra il primo e il due settembre, al Santuario di Polsi, sui contrafforti dell’Aspromonte, la Madonna ha accolto i mille e mille pellegrini che sono saliti in montagna portando i doni della terra e per invocare il suo aiuto. A Reggio Calabria, il secondo sabato del mese, la Marònna, la Madonna della Consolazione, trasportata su una colossale vara, scenderà dal Santuario dell’Eremo fino alla Cattedrale in città. Dove rimarrà fino alla fine di novembre. All’altro capo d’Italia, l’8 di settembre, natività di Maria, i vicentini salgono le scalinate che conducono al santuario di Monte Berico. Dal Sud al Nord dell’Italia, le Madonne vanno e vengono prima che arrivi l’autunno.
«Sono gli antichi ritmi dei lavori agricoli e pastorali – dice Marino Niola, antropologo napoletano, grande studioso degli eventi religiosi – questi viaggi di Maria hanno, spesso, radici, nelle rotte delle transumanze. I santuari sorgono in luoghi che erano frequentati dai pastori». Sta terminando l’estate, i lavori nei campi rallentano, si sono già raccolti i frutti della terra, le greggi cominciano a scendere dalle praterie di alta quota. Ora vi è il tempo per ringraziare la Madonna della sua protezione, della sua vicinanza. Molti di questi santuari mariani sorgono in montagne che già ospitavano culti antichi, terre della Dea Madre, una continuità tra la devozione degli antichi e la spiritualità cristiana.
Nella seconda metà del ‘500, una terribile pestilenza aggredì Reggio Calabria. Un frate cappuccino pregava di fronte all’immagine della Madonna. E Lei apparve: annunciò la fine dell’epidemia. Un secolo prima, anche sul Monte Berico vicentino, Maria si mostrò a una contadina e chiese che fosse costruita una cappella a Lei dedicata. In quel tempo anche Vicenza era assediata dalla peste: quando venne deciso di costruire questa chiesa, il flagello si placò. La Madonna ascolta. Intercede. Compie miracoli.
Fu la Madonna a scegliere, a Tindari, in Sicilia, quel colle che si alza dal mare. Una nave che proveniva dall’Oriente trasportava la sua statua: il veliero trovò rifugio da una tempesta nella baia, ma, quando fu il momento di riprendere il viaggio, Lei impedì la partenza, aveva deciso di rimanere su quella costa. Avvennero leggendari prodigi. L’8 settembre sarà la sua festa, il suo anniversario. I canti accompagnano la salita dei siciliani verso il santuario. Un canto «incomprensibile», ricorda lo scrittore Vincenzo Consolo, un canto che si aggroviglia nelle mille voci. È splendido, un concerto verso il cielo.
Il 12 settembre si sale cantando anche al Santuario di Montevergine, in terra di Avellino: è la juta che raggiunge il monte Partenio. La Madonna è Mamma Schiavona, «straniera». Il luogo fu scelto da un santo eremita, Guglielmo da Vercelli. Una sacra immagine è ritenuta protettrice dei sofferenti e di chi sta cercando un amore.
Torniamo a Viggiano. Dice Davide Carbonaro, nuovo arcivescovo di Potenza: «Avverto una vicinanza tra la Madonna di queste montagne e Maria di Nazareth». Adesso la bellissima Madonna nera è tranquilla nella chiesa madre. Lei ricorda quando, illuminata da raggi di luce, guidò i pastori fino al luogo in cui era stata nascosta la sua statua per impedire che fosse distrutta dai corsari saraceni che avevano espugnato la città di Grumentun. Furono i pastori a portarla in montagna. Ho visto i pellegrini arrivare, dopo un’aspra salita, al santuario del Sacro Monte. Quest’anno, raccontano, che siano stati oltre centomila. «Mentre le chiese si svuotano, i santuari mariani, i luoghi dei santi taumaturghi sono sempre più popolati da fedeli in cerca di una grazia» dice ancora Niola. In cerca di una mano tesa, di un’amicizia con il sacro. Arrivati dopo un cammino tortuoso, i pellegrini hanno girato tre volte attorno alla chiesa. Molti di loro erano a piedi scalzi. Hanno cantato per tutta la notte e all’alba hanno lanciato grano verso la statua che cominciava la sua discesa.
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