Governare servendo

È quanto ci insegna la «madre terra». Perché la logica del servizio è la sola a garantire l’esistenza, la sola che lascia essere l’altro, che non cede alla violenza e alla tentazione del potere, che rispetta i limiti che l’esistenza altrui pone.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Governare servendo

di suor Marzia Ceschia

Proseguendo il nostro itinerario di ascolto del Cantico di frate Sole, riceviamo da Francesco una particolare prospettiva dalla quale guardare la terra. Il santo la qualifica con tratti sororali e materni: quella materna è un’attitudine ricorrente negli scritti dell’assisiate, che raccomanda anzitutto ai suoi frati di essere materni gli uni nei confronti degli altri, tanto da fare di questo atteggiamento un «punto di regola». Ne abbiamo un esempio al capitolo IX della Regola non bollata: «E ciascuno ami e nutra il suo fratello, come la madre ama e nutre il proprio figlio, in quelle cose in cui Dio gli darà grazia» (FF 32). Nella Regola di vita per gli eremi, inoltre, i frati si alternano nel ruolo di «madri» e di «figli» e, soprattutto, esorta il santo, «quei frati che fanno da madri… custodiscano i loro figli» (FF 137). Insomma, lo stile materno è meditato e assunto da Francesco come via privilegiata alla fraternità autentica perché, leggiamo al capitolo VI della Regola bollata, «se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, quanto più premurosamente uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?» (FF 91). 

Possiamo pensare che proprio perché è madre, la terra ha, anche, una peculiare fisionomia sororale: un legame viscerale la rende creatura compagna alla tensione di vivere e di crescere di ogni essere, ma in una posizione eccezionale. La terra, che accompagna lo sviluppo di tutte le creature, è anzitutto grembo vitale per ciascuna di esse e ciascuna nutre, perché ogni vita fiorisca nella sua unicità e bellezza. Non una natura matrigna, dunque, ma una terra che è tutta intrisa della bontà e potenza creatrice dell’Altissimo e che ne porta il «segno», la «significazione». Ci pare di poter riconoscere in Francesco l’esultanza del salmista: «Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature» (Sal 103,24). Nella veglia di Pasqua la Chiesa prega questo stesso Salmo ripetendo nel canto il ritornello «Del tuo Spirito Signore è piena la terra»: la terra è madre fecondata dal Soffio vitale di Dio e nella Sua potenza creatrice «produce» una meravigliosa varietà di esseri. 

È un punto di vista singolare quello che l’assisiate ci offre e di una sorprendente attualità: non è l’uomo a governare la terra ma è lei che «sustenta et governa». È la madre terra, cioè, la più sapiente, lei che conosce il ritmo adeguato alla vita di ogni creatura. E ci «governa» servendoci. La logica del servizio è la sola a garantire l’esistenza, la sola che lascia essere l’altro, che non cede alla violenza e alla tentazione del potere, che rispetta i limiti che l’esistenza altrui pone. L’immagine della terra che ci «sostiene» suggerisce quasi l’atto del porre le fondamenta per far stare in piedi, il farsi spazio per lasciar germogliare. La terra è madre che favorisce la creatività della vita, che dà la spinta a ogni creatura perché entri, con la propria dignità e bellezza, nel grande concerto di tutto il creato. 

Come sorella e madre la terra può consigliarci e istruirci, può sollecitarci a chiederci quanto noi stessi collaboriamo a far vivere: nel piccolo delle nostre relazioni quotidiane, ma pure nella dimensione più grande delle nostre scelte in ambito sociale, politico, economico. Lo stile del governare che Francesco riconosce alla terra dischiude un altro modo di pensare l’autorità, un modo a dire il vero più coerente con l’etimologia di questa parola. In genere riteniamo che l’autorità consista nell’esercizio di un potere – riconosciuto e tutelato – su altri.

Quando sconfina dagli argini comunemente stabiliti, l’autorità degenera in autoritarismo, in abuso: non promuove la vita, ma la opprime, fino anche a sopprimerla. È interessante che il termine «autorità» sia etimologicamente legato al verbo latino augeo che significa «accrescere», «aumentare»: la sana autorità è una promozione dell’altro e, come tale, è necessariamente una forma di servizio e del prendersi cura dell’esistenza di ogni essere, perché possa esprimere al meglio la potenza di vita che ha in sé. Più che mai oggi sentiamo la provocazione a esercitare questa «autorità buona» nei confronti di tutti gli uomini e le donne, qualunque sia la loro appartenenza etnica, culturale, religiosa, ma anche nei riguardi di ogni creatura, per spezzare il circolo vizioso delle tensioni egoistiche e degli individualismi, che «consumano» per trarre profitto e minano alla base la possibilità di suscitare legami di solidarietà e di vera fraternità. 

La nostra «sora matre terra» reclama giustizia, «protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla» (Laudato si’, 2). È tempo di tornare a esserle «familiari» e non concorrenti, di ritornare alla consapevolezza che per dono e non per diritto da lei siamo stati accolti e alla sua pietà torneremo – come Francesco, deposto nudo sulla nuda terra – anche nell’ultimo nostro giorno, consegnati passando per la terra alle braccia del Signore.

Da sorella a madre

di Davide Rondoni

È questa la «terra» di Francesco, una sorella che condivide il nostro essere creature, che sa farsi madre perché genera, nutre, accoglie.

Sta diventando terra, sta tornando polvere l’uomo del Cantico. Lo sa, lo ha sentito ripetere tante volte dai sacerdoti, l’ha letto nei libri sacri. Terra, polvere. Il nostro corpo. Ma non «io». E allora canta, con l’ultima voce che ha. E di lei, che lo sta abbracciando e riprendendo, che sta riafferrando il santo e il poeta come tutti, come tutti, dentro se stessa, dentro la sua «buità», ecco di lei dice: matre, madre. E fa entrare pure lei, la terra, nel canto della lode, quella terra che sustenta et governa. Che è matre, con quella «t» che pare indurire il nome dolcissimo di madre, restando traccia di mater e quindi, sì, sulla via di addolcirsi dal latino al volgare che si chiamerà italiano anche lungo i sentieri del dialetto umbro. Parola dolce che reca ancora qui la «t» che prima in latino s’appoggiava alla «e» per far risuonare la «r» finale, rotolante come un sospiro, e che poi invece scivola, quasi cercando di riavvicinarsi alle labbra, anteponendosi, scavalcando la «e», tra quella dunque frapponendosi e la «t», indurendo così ai nostri orecchi lontani ormai dalla terra, pur se ne parliamo tanto, la parola. Parola che poi subito nell’italiano di Dante e d’altri s’addolcirà, trasformando la dentale «t» in «d». Come se non resistesse, non potesse resistere, quella parola a suonar dura. E infatti Francesco medesimo la chiama stranamente sora, sorella.

Come fa una sorella a esser madre? Che contraccolpo rispetto alle nostre attuali facili ideologie green che vorrebbero pure arruolare il piccolino di Assisi, il grandioso poeta del Cantico! Sorella e madre. Perché in Francesco la terra non è madre nostra nel senso in cui oggi tanti, banalizzando, dicono «madre natura» o, appunto, «madre terra». Non si tratta in Francesco di una maternità universale, spinoziana o bio-spirituale. Lei è matre perché partorisce fructi e coloriti fiori et herba. Lei ne è il ventre generante e grazie a esso la vita umana può esistere. Ma pure essa è – dentro la fraternità cosmica a cui il morente sta dando voce – un segno. L’unione cosmica di Francesco con il creato si nutre della concezione di segno, così importante e attiva negli antichi e nei medievali. Non è un indifferenziato panismo, non una fusione ecologica. Ma uno sguardo all’esteriore e all’interiore dominato dalla intelligenza del movimento di tutto quanto è creato verso il Creatore. Tale movimento è fraterno, è sororale, come sapevano antichi monaci e padri della Chiesa, non di rado sintesi di sapienze che dal mondo celtico e dal mondo orientale si incontravano in quella terra di mezzo che è Europa e in lei quella chiamata Italia, dove sorse Benedetto e poi Francesco e poi Dante. 

La terra dunque è sorella dell’essere umano in tale movimento e, intanto che partecipa a questo coro, svolge una funzione di madre partoriente di frutti, fiori colorati e erbe, con le quali, annota profondamente il poeta, sustenta et governa. Strani verbi. In realtà, sono i medesimi verbi con cui potremmo designare le principali azioni di una madre verso i suoi figli. Li sostenta, li nutre, li fa crescere. E li governa, non li lascia piccole prede alle loro smanie, ai loro istinti, ai loro pericoli e incoscienze. Francesco vedeva le madri. Così la terra che sta per riabbracciare il suo corpo, che sta per essere lui, viene indicata con tale nome. Come se lui stesso alla sorella chiedesse la cortesia di farsi di nuovo matre sua, memoria di quella donna di Francia che gli aveva fatto cadere di dosso il nome Giovanni per essere lui Francesco, il figlio della francese. Quella madre che gli ha insegnato a canticchiare in francese, e forse gli cantava e diceva le poesie che parlano dell’«amore lontano», le poesie dei «trovatori» influenzate da profondo spirito arabo e celtico, orientale e occidentale. Poesie sulla differenza tra «amore» e «possesso», radice della vera «povertà».

Già dalla ricchezza del Cantico e dei suoi colori, come in questi versi, si vede come Francesco amasse la bellezza, e che la povertà per lui non era la miseria – che combatteva –, ma una condizione abbracciata per amare l’Altissimo. Una povertà che nulla possiede (neanche i nostri figli son nostri, né i nostri compagni sposi amanti) perché tutto è segno Suo.

Natura

Vanga l’aratro,
capovolge le zolle
l’assopito fervore
alla luce ridona.
Fumi lenti solleva
con i suoi passi taglienti,
il calore del terreno,
mesce nei venti.
Generosa natura
compiacente si stende
a fecondare il seme
della vita che attende.

Giacinto Sica

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Data di aggiornamento: 03 Settembre 2024
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