La sintesi di tutte le cose
Ho avuto come docente un personaggio degno del miglior Medioevo, un frate Servo di Santa Maria: fra Davide Montagna. Questo frate che ha lasciato, tra tante cose, bellissime liriche alla Madre del Signore, è morto pellegrino su un treno, lui evangelizzatore sempre itinerante.
Trascurava tutto fuorché un’anima limpida e un amore fedele per l’amicizia. Fra Davide ci mostrava come gli antichi monaci, battendo sul tempo la carta stampata e le diavolerie tecnologiche che oggi conosciamo, fruissero di una sorta di app biblica interiore sempre attiva per pura energia divina e per tenace applicazione umana.
Del resto, quando papa Gregorio IX, sentendolo predicare, definirà sant’Antonio di Padova «Arca del Testamento» intenderà proprio questo, sbalordito dalla naturalezza con cui il Santo saprà sostare, passeggiare, correre per tutta la variegata vastità della Sacra Scrittura, risvegliandola e attualizzandola con citazioni, con accostamenti, con applicazioni simboliche e morali.
Insomma, frate Antonio la Bibbia ce l’aveva tutta in testa e nel cuore, frutto di uno studio ininterrotto e amoroso della Parola fin dai tempi di Coimbra.
Fra Davide ci spiegava con passione come le antiche regole monastiche di sant’Antonio Abate e di san Benedetto, ben conosciute da Antonio di Padova perché le aveva assimilate fin da giovanissimo, insistessero sulla «ruminazione» della Parola di Dio quale necessità vitale per riconoscere il Verbo nel tempo e quale antidoto ai pensieri inutili, alle tentazioni e a tutte le forme di accidia e di mondanità. La Parola di Dio, infatti, «cresce» con chi se ne nutre e occupa, e risana tutti gli spazi esistenziali.
La predicazione di sant’Antonio sarà, dunque, spiegazione della Scrittura «ruminata» nel silenzio e nella preghiera. La Parola genera le parole giuste e farà di lui il grande annunciatore. Dal canto suo, san Francesco d’Assisi amava intercalare versetti della Scrittura con parole proprie, quasi una bellissima danza tra «Parola e parola», che anche ognuno di noi può sperimentare dove vive e nelle cose che vive, per permettere che la Parola compia il suo cammino risanatore.
Abbiamo saputo che il giudice Rosario Livatino, martire per la fede dei nostri tempi, teneva a portata di mano una Bibbia ricca di annotazioni personali. Amo pensare che fosse il suo impegno per armonizzare la propria agenda con un’Altra.
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