Laudato si’
In occasione degli ottocento anni della sua composizione, ripercorreremo verso dopo verso in questo 2024 il Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi. Lo faremo in compagnia della teologa spirituale suor Marzia Ceschia, del poeta Davide Rondoni, e di un gruppo di giovani poeti che rivisiteranno per noi la laude francescana.
Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore
et onne benedictione. Ad te solo, Altissimu, se konfàno et nullu homo
ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui; et ellu è bellu
e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle: in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno
et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile
et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini
la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore,
et sostengo infirmitate et tribulatione. Beati quelli che ‘l sosterrano
in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali. Beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate et benedicete mi’ Signore et ringratiate et serviateli cum grande humilitate.
Il Cantico delle Creature o Cantico di frate Sole di Francesco d’Assisi è un testo molto importante, sotto vari punti di vista. Composto, probabilmente in più fasi, tra il 1224 e il 1226, è uno dei primi testi della letteratura italiana, scritto nel volgare che si parlava in Centro Italia a quel tempo. Si tratta di una lauda, per la quale le fonti riportano che Francesco avesse composto anche la musica: una preghiera di lode a Dio che manifesta una visione positiva della natura, contemplata come opera meravigliosa dell’Altissimo e segnata da un senso di fratellanza con tutto il Creato. In questo si distacca dalla prospettiva del disprezzo del mondo materiale, contrapposto alla realtà spirituale del Regno di Dio, ritrovando invece nelle creature le tracce del Creatore.
Questo passaggio si avverte anche nella vicenda di Francesco, soprattutto in riferimento alla composizione del Cantico stesso. La Compilazione di Assisi, una delle biografie del santo, ci offre la narrazione dell’origine della lauda (cfr. Fonti Francescane 1591-1593): circa due anni prima della morte, Francesco dimora a San Damiano. È affetto da varie infermità, tra cui un atroce dolore agli occhi che lo costringe a stare al buio, nell’oscurità della sua cella, lontano da ogni fonte di luce. Se poi tentava di riposare era disturbato dai topi che infestavano il luogo, e lo tormentavano anche durante la preghiera e i pasti. Francesco chiede aiuto al Signore, per poter sopportare con pazienza quanto gli accade. E nel suo spirito sente come risposta l’invito a considerare il tesoro che riceverà dopo le sue sofferenze, e di gioire ed essere sereno fin da subito, già certo di entrare nel regno di Dio. Consapevole di questo, Francesco decide di comporre una lauda al Signore riguardo alle sue creature, a lode di Dio, a consolazione di se stesso e per edificazione del prossimo. La biografia ci offre anche una considerazione dell’assisiate, molto attuale: «Ogni giorno usiamo delle creature e senza di loro non possiamo vivere, e in esse il genere umano molto offende il Creatore. E ogni giorno ci mostriamo ingrati per questo grande beneficio, e non ne diamo lode, come dovremmo, al nostro Creatore e datore di ogni bene».
Sorprendente è pure un altro fatto: Francesco non rimane legato alla promessa del regno come consolazione per le tribolazioni del presente, ma scopre proprio nella realtà che sta vivendo il riflesso di quel regno promesso! Non dice: «Sono salvato, anche se ora devo ancora patire», ma piuttosto: «Sono salvato, e già adesso gioisco perché riconosco Dio presente attorno a me». E questa gioia e consolazione che prova vuole condividerla con gli altri: manda i suoi frati a predicare e lodare Dio, attraverso un sermone rivolto al popolo che si concludeva con il Cantico, cantato dai frati, come giullari di Dio. Ecco un’altra intuizione geniale di Francesco: «Cosa sono i servi di Dio, se non i suoi giullari che devono commuovere il cuore degli uomini ed elevarlo alla gioia spirituale?» Per attrarre la gente al Signore, sceglie la via della bellezza, attraverso la poesia e il canto delle lodi di Dio: «Quando i concetti e le dottrine non servono più, perché hanno fatto il loro servizio, avendo suscitato il desiderio della bellezza, entra in gioco un altro linguaggio, quello che, abbandonata ogni forma di differenza e di rivalità tra le persone, unicamente può toccare con semplicità e profondità i cuori legandoli tra loro nella lode e nel ringraziamento» (P. Maranesi, La via di frate Francesco, EMP-Edizioni Messaggero Padova, p. 104).
Nel corso di quest’anno, ogni mese vi proporremo alcune pagine sul Cantico delle Creature, che sarà suddiviso in dieci strofe, una per ogni uscita della rivista. Abbiamo chiesto a suor Marzia Ceschia, docente di Teologia spirituale presso la Facoltà Teologica del Triveneto, di offrire un commento spirituale e francescano al Cantico, fornendo degli spunti di riflessione che possono aiutarci a cogliere la ricchezza di quest’opera. Davide Rondoni ci offrirà, poi, una lettura della stessa strofa dal punto di vista letterario e poetico: un’occasione per cogliere l’importanza anche culturale che il Cantico riveste nella nostra storia. Infine, abbiamo invitato dei giovani poeti italiani a cimentarsi in una riproposizione del Cantico, secondo la loro sensibilità personale: una sfida che hanno accolto e che vedremo proporsi in queste pagine. La lettura, l’approfondimento e la riflessione sul Cantico sia un’occasione per riscoprirlo e farlo risuonare nuovamente nelle nostre giornate.
Nei prossimi numeri del «Messaggero di sant’Antonio», a corredo dei testi appena annunciati, vi proporremo delle immagini particolarmente significative. Si tratta di illustrazioni realizzate da Valentina Salmaso – collaboratrice della rivista e cara amica che ci ha lasciati il 9 febbraio 2020, ma che continua ad accompagnarci con i suoi disegni – e rielaborate da Giuliano Dinon, art director del «Messaggero di sant’Antonio». Ma ci saranno anche le riproduzioni di alcune splendide opere dell’artista statunitense Robert Carroll, di cui egli stesso ha fatto dono ai frati del «Messaggero», e che compongono il ciclo di incisioni dedicate proprio al Cantico delle Creature, dal titolo Frater Franciscus.
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