Le eccellenze dimenticate

Medicina, tecnologia, spazio, scienze umane. Più di centomila cervelli italiani espatriati hanno ruoli chiave in queste discipline, ma all’estero. Perché l’Italia non sa fare rete con loro? Intervista audio al professor Simone Lucatello.
19 Giugno 2025 | di

Sono decine di migliaia i ricercatori e gli studiosi italiani che vivono e lavorano nei cinque continenti. Fuori dall’Italia hanno trovato migliori condizioni di lavoro, di carriera e di riconoscimento economico, come è emerso anche dalla recente XIX Conferenza dei ricercatori italiani nel mondo, svoltasi a Bruxelles, in Belgio.

L’Italia li ha formati, ma altri Paesi del mondo ne traggono profitto. Spesso si tratta di nazioni come Stati Uniti, Germania, Francia, Gran Bretagna, Canada o Paesi asiatici che sono nostri diretti competitor sul mercato e nell’ambito dell’innovazione.

Indipendentemente da chi va al governo, l’Italia, al di là dei discorsi ufficiali, non riesce ad avere una visione strategica del ruolo della ricerca, e delle sinergie che si possono sviluppare tra le nostre eccellenze all’estero, le università e le imprese di casa nostra.

Purtroppo tendono spesso a prevalere visioni miopi e provinciali, che rischiano di marginalizzare il ruolo e il peso dell’Italia in un mondo globalizzato in cui chi è tagliato fuori dalla ricerca scientifica e tecnologica, è invariabilmente condannato al declino.

Oggi ne parliamo con il professor Simone Lucatello del Conacyt (Consiglio nazionale delle scienze e della tecnologia del Messico) e coordinatore del report Geo7 (programma delle Nazioni Unite per l’ambiente). Lucatello invoca da sempre un rapporto più chiaro e continuativo tra ricercatori all’estero e istituzioni italiane, capace di costruire una strategia di lungo periodo.

 

 

Data di aggiornamento: 19 Giugno 2025
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