L’Italia nel cuore
Nel dopoguerra il numero di persone in Germania desiderose di iniziare o mantenere un costante contatto con l’Italia fu tale che non solo si formarono tante associazioni italo-tedesche, ma anche, nel 1953, una federazione che le coordinasse. Sono passati più di settant’anni e queste organizzazioni, oltre 50 per più di 6 mila iscritti in totale, sono più che mai attive. Rita Marcon-Grothausmann è la presidentessa, dal 2012, della Deutsch-Italienischer Kultur-Gesellschaften e.V., la Federazione che riunisce queste associazioni. «Organizziamo incontri regionali, webinar con esperti ed eventi letterari, oltre a sensibilizzare le scuole, a offrire corsi di italiano, lingua sempre più messa da parte a favore dello spagnolo. Dal 1989 sosteniamo anche una borsa di studio biennale, e assegniamo un premio culturale a chi contribuisce in modo significativo allo scambio italo-tedesco».
Sullo sfondo, per queste associazioni, c’è una grande sfida. «È il ricambio generazionale. Sempre meno giovani si iscrivono alle associazioni, e questo si ripercuote anche sulle nostre realtà». La gestione di ogni associazione è comunque autonoma. «La maggior parte degli iscritti sono tedeschi appassionati dell’Italia. A seconda delle città, però, ci sono anche minoranze, più o meno estese, di persone con origini italiane che non vogliono perdere il contatto con la lingua e la cultura». Tra di loro c’è la famiglia della stessa presidentessa: «Sono di Bochum, ho conosciuto mio marito. Da qui il cognome Marcon. Lui, veneto di Colle Umberto (Treviso), era in Germania per trovare lavoro. Abbiamo tre figli e cinque nipoti. Tutti si sono sposati in Italia e parlano italiano. Io stessa, dopo averlo conosciuto, ho iniziato a studiare la lingua e ne sono diventata insegnante. Sono origini che nessuno di noi vuole perdere».
Horst Achenbach è il direttore di una delle associazioni della Federazione, quella di Karlsruhe: «È stata fondata nel 1948 – ricorda –, e da allora cerchiamo, con incontri, corsi di lingua, concerti, cineforum e, ogni tanto, anche feste, di rendere vivo il legame con l’Italia. Al momento abbiamo almeno quattro eventi che si ripetono ogni mese: un salotto letterario, un incontro con le famiglie italo-tedesche, uno dedicato alla lingua, e una lettura collettiva in presenza dei giornali italiani». Spesso le associazioni organizzano anche viaggi di gruppo in Italia: un modo per cementare i vari gruppi e rinsaldare il legame con il Belpaese. «Oltre a questi, ogni due anni le associazioni in Germania e quelle che fanno un lavoro simile, ma sono italo-tedesche in Italia, si incontrano in una località di uno dei due Paesi per una grande festa comune. A giugno si farà a Prato, due anni fa fu a Düsseldorf».
Achenbach si è appassionato all’Italia semplicemente viaggiandoci. «Il territorio, la cultura, la cucina, la lingua… grazie all’associazione c’è un pizzico di Italia anche qui. Rispetto a trent’anni fa, quando entrai nell’associazione, gli italiani che vedo in città sono più giovani. Abbiamo tanti studenti Erasmus e giovani professionisti. Cerchiamo il più possibile di coinvolgerli nelle nostre attività. L’anno scorso abbiamo fatto una grande festa in un ex mattatoio cittadino. C’erano arancini, panzerotti e anche un cantautore invitato dall’Italia. È stato un bel momento, pieno di famiglie. C’era una convivialità in grado di farti viaggiare in Italia stando fermo in Germania».
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