L’orizzonte di Andrea
Caro Andrea, ci hai lasciato con un imprevisto in mano... Te ne sei andato via prima dell’inizio dell’anno scolastico. Ormai era quasi un rito, ci eravamo abituati a cominciare sempre con le tue parole, che di volta in volta rivolgevi con passione agli insegnanti, valorizzando il loro prezioso lavoro quotidiano e motivandoli nel profondo, al di là di ogni pregiudizio e cliché. Pedagogista e professore emerito, Andrea Canevaro sei stato una delle voci più significative nel mondo della pedagogia speciale, che hai reso una disciplina degna di studio e approfondimento. In questi anni ci hai regalato contenuti e parole ma anche uno spirito combattivo e una vivacità di fondo che non ti hanno mai abbandonato. Eh sì, perché la cultura fa paura, viene spesso svalutata in modo strumentale e tu lo sapevi bene. La cultura è potente, è in grado di produrre cambiamenti e mettere in moto rivoluzioni, aprire orizzonti nuovi.
Di orizzonti hai parlato anche durante uno dei momenti più emozionanti della mia carriera, quando, nel 2011, a Rimini, mi hai conferito, insieme all’allora rettore Ivano Dionigi, la laurea honoris causa in Scienze della formazione e della cooperazione, invitando i tuoi colleghi ad andare sempre oltre le proprie conoscenze. In quell’occasione, guarda caso, hai parlato anche di «imprevisto», aggiungendo che esso permette di raggiungere l’innovazione capace di rispondere ai veri bisogni. Io stesso e il riconoscimento che in quel momento stavo ricevendo eravamo di fatto degli imprevisti, qualcosa capace di spezzare il noto del mondo accademico per aprire qualcos’altro e far spostare lo sguardo altrove. Sei sempre stato allergico, proprio come me, a ogni pietismo, e lo hai ribadito anche in quel frangente, rifiutandoti di definire la mia laurea «un’opera buona», non solo per non fare retorica ma perché sarebbe stato qualcosa di opposto all’essenza della mia persona e del mio lavoro. D’altronde, mi conoscevi bene: insieme abbiamo assistito a tanti significativi passaggi nel mondo dell’inclusione.
Fin dall’inizio della tua carriera ti sei impegnato in prima linea mettendo il tuo sapere a fianco delle persone, nel mondo della scuola, del lavoro, del tempo libero e dell’università, contribuendo, tra gli altri, alla fondazione del Centro Documentazione handicap di Bologna, la prima biblioteca specializzata in Italia sui temi della disabilità. Ripercorrere con gli occhi gli scaffali con i tuoi titoli è come ripercorrere un pezzo di storia, recente ed essenziale. Mi viene naturale soffermarmi su un titolo, Quel bambino là… Scuola dell’infanzia, handicap e integrazione, La Nuova Italia (1996), che ben sintetizza l’approccio che ci ha legati. «La diagnosi è solo un punto di partenza, il resto è tutto da esplorare e da capire. Lo sguardo dev’essere bifocale: guardare il punto in cui sono e l’orizzonte, al tempo stesso». Dicevi così, in una delle tue frasi più celebri e che ci lasci in eredità.Far crescere i tuoi insegnamenti e dargli spazio sarà il nostro compito futuro. Grazie Andrea e buon orizzonte. Con affetto, Claudio.
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