Padre Lam, il vicario venuto dal Perù
In un momento cruciale per la Chiesa universale e per l’Ordine di Sant’Agostino, padre Alexander Lam Alania, OSA, religioso peruviano, assume un ruolo centrale: da poco eletto vicario generale dell’Ordine, rappresenta il volto latino-americano di una spiritualità antica e ancora viva. Lo incontriamo a Roma dove sul soglio di Pietro, siede per la prima volta un Papa agostiniano. «L’ho conosciuto come novizio, poi come priore generale. Siamo cresciuti insieme nella missione e nel governo», racconta padre Lam parlando di Leone XIV, il Papa americano venuto dal Perù.
La storia personale di padre Alexander Lam Alania è intimamente legata a quella della presenza agostiniana in America latina. Nato a Lima, ha conosciuto l’Ordine frequentando il Colegio San Agustín della capitale. «A casa non eravamo praticanti, ma a scuola ho incontrato Gesù. Gli agostiniani mi hanno aiutato a scoprire la fede, con semplicità e vicinanza. Ricordo ancora le prime confessioni, i momenti di preghiera vissuti con stupore, l’ambiente fraterno tra professori e frati. C’era una bellezza discreta nel modo in cui annunciavano il Vangelo: non imponevano nulla, ma ti invitavano a cercare. Questo stile mi ha affascinato», aggiunge padre Lam che, dopo la scuola, ha proseguito la sua formazione in filosofia e teologia, fino alla professione solenne e all’ordinazione sacerdotale.
La forza di un carisma
L’Ordine agostiniano è presente in Perù fin dal 1551, anno di fondazione della Provincia di Nostra Signora della Grazia. Era la terza presenza dell’Ordine nel continente, dopo quelle in Messico. «Arrivarono attraverso i canali commerciali, da Veracruz a El Callao, portando la Regola e il carisma di Agostino nel cuore della Lima coloniale».
In quel tempo, i frati si stabilirono accanto ad altre grandi famiglie religiose: domenicani, francescani, mercedari. Ma gli agostiniani si distinsero per la fondazione di santuari mariani, tra cui quello della Virgen de la Puerta a Huamachuco, e quello celebre di Copacabana, sul lago Titicaca, oggi in Bolivia. «La nostra Provincia non si limitò al Perù, ma irradiò la sua missione in Colombia, Ecuador, Cile. Non è un caso che molte giurisdizioni portino ancora oggi il nome di Nostra Signora della Grazia», precisa padre Lam.
Dopo l’indipendenza, l’Ordine conobbe un declino drammatico: all’inizio del XX secolo rimaneva un solo convento attivo a Lima. La rinascita fu possibile grazie ai missionari della Provincia spagnola delle Filippine. Oggi ci sono tre Vicariati missionari: Chulucanas nel Nord, Iquitos nella Selva amazzonica e Apurímac nel Sud andino. Sono territori di frontiera, segnati da conflitti, disuguaglianze e sfide ambientali.
«Nel Vicariato di Iquitos ci impegniamo nella difesa del creato e dei popoli amazzonici – prosegue padre Lam –. Abbiamo sostenuto il riconoscimento dei diritti del fiume, istituito servizi sociali, lavorato contro la tratta delle persone. Sull’altopiano del Sud, i nostri frati hanno condiviso la vita con le comunità durante gli anni del terrorismo».
L’azione dell’Ordine si estende ben oltre i confini peruviani. Nella Repubblica Dominicana, i frati offrono abitazioni dignitose per favorire l’educazione dei bambini. In Cile, dopo i roghi che hanno devastato intere zone, si sono attivati per soccorrere le vittime.
In Messico, in aree sotto il controllo della criminalità organizzata, continuano la loro missione tra pericoli concreti: «Alcuni confratelli sono stati uccisi. Ma i frati non se ne vanno. Restano con la gente». Un confratello è stato assassinato in circostanze ancora poco chiare, ma i religiosi hanno deciso di continuare a vivere tra la popolazione, rifiutando la logica della paura. Il carisma agostiniano si manifesta nella costruzione di comunità. «Essere un solo cuore e un’anima sola in Dio significa generare legami, favorire l’amicizia sociale. Abbiamo formato laici responsabili in ambito liturgico, educativo, catechetico. Molte comunità oggi sono autonome, vivaci, missionarie».
Un esempio emblematico è la diocesi di Chulucanas, un tempo missione affidata agli agostiniani: «In soli 25 anni è diventata diocesi. Il primo vescovo, monsignor McNabb, diceva: “Non costruiamo la cattedrale, costruiamo la Chiesa”. E intendeva la comunità dei fedeli». Proprio in quella realtà, negli anni Ottanta del secolo scorso, ha operato anche l’allora padre Robert Prevost, oggi papa Leone XIV. «Era una diocesi giovane, ma viva. Il Papa ha conosciuto una Chiesa popolare, corresponsabile, radicata nella vita del popolo. Quando dalla loggia vaticana ha detto “Ringrazio la Chiesa per il suo esempio”, io ho pensato subito al Perù».
L’incontro con papa Leone XIV
Padre Lam ha conosciuto padre Prevost da vicino, negli anni della formazione, e poi nel governo dell’Ordine: «Ricordo con emozione il primo incontro personale: ero novizio e partecipammo a un incontro di formazione a Trujillo. Lui era già formatore». Poi hanno lavorato insieme, Lam è diventato provinciale nel 2010, e poi consigliere generale dell’Ordine. Prevost è stato prima priore generale e poi vescovo di Chiclayo (Perù) dal 2015 al 2023, quando è diventato prefetto del dicastero per i vescovi. «Abbiamo lavorato fianco a fianco, anche con decisioni delicate. Era sempre pronto ad ascoltare, ma anche capace di dire “ora si fa così”, con fermezza e serenità».
Che cosa ha ricevuto il nuovo Papa dalla sua esperienza latino-americana? «Credo che abbia assimilato quell’umanità calda e diretta dei nostri popoli. In Perù la gente ti tocca, ti abbraccia, ti dona quel poco che ha. E lui ha imparato a leggere i gesti, le intenzioni, la profondità del cuore popolare. In America latina la fede non è solo dottrina, ma vita condivisa, speranza concreta. Credo che quella esperienza pastorale abbia segnato il suo pontificato. Già vediamo accenti agostiniani nel suo modo di parlare: il valore dell’amicizia sociale, il dialogo interiore, la ricerca inquieta della verità».
«Agostino non è un dottore statico, ma un pellegrino del cuore, e questo spirito lo ritroviamo nelle parole del Santo Padre», sottolinea padre Lam che, con un occhio al futuro, guarda alla spiritualità agostiniana come risorsa per la Chiesa: «La liturgia come celebrazione del mistero e della comunione, la centralità dell’amicizia e della fraternità, la ricerca di Dio che inquieta il cuore. Tutto questo appartiene al nostro dna, e oggi può illuminare il cammino della Chiesa universale. Non basta conservare, bisogna generare vita nuova, come ci ricorda sant’Agostino».
Con parole intense, padre Alexander Lam Alania ci restituisce il volto di un Ordine antico ma vivo, capace di abitare le periferie del mondo e di formare pastori secondo il cuore del Vangelo. Come Leone XIV.