Prima la gallina

L’avvio di un allevamento a Maputo, capitale del Mozambico, aggiunge un tassello importante a un progetto a favore di ragazzi ex detenuti, dai 15 ai 30 anni. Grazie alla collaborazione con la Comunità missionaria di Villaregia.
05 Luglio 2022 | di

Viene prima l’uovo o la gallina? «Viene prima la comunità» risponde padre Antonio Perretta, responsabile del progetto sostenuto da Caritas sant’Antonio a Maputo, in Mozambico, e missionario della Comunità Missionaria di Villaregia nella capitale africana. In effetti, il progetto ha a che fare con le uova e le galline, ma non avrebbe lo stesso valore se dietro non ci fosse una realtà missionaria di grande spessore spirituale e umano. Ma andiamo per ordine. La Comunità Missionaria di Villaregia nasce formalmente nel 1981, a Villaregia (RO) appunto, un paesino del basso Polesine. Oggi è presente in diverse zone d’Italia e in alcuni Paesi africani e latinoamericani, seguendo il carisma di portare la Parola e l’amore di Cristo ai popoli. Dal 2009 la Comunità ha assunto a Maputo la responsabilità di una vasta parrocchia di 80 chilometri quadrati, che oggi conta oltre 150 mila persone. Negli anni ha sviluppato una serie di servizi sociali per rispondere alla grande povertà della gente: dal doposcuola per i bambini ai centri nutrizionali, dall’empowerment della donna alla farmacia naturale, dagli orti comunitari alle attività sportive per i più piccoli.

Tra le realtà più recenti, la Casa della misericordia, una casa di accoglienza per giovani detenuti, realizzata anche grazie all’aiuto della Cei nel 2018, con l’obiettivo di formarli e accompagnarli nel reinserimento sociale: «A Maputo ci sono 2 carceri e 4 mila detenuti, l’80 per cento dei quali hanno dai 15 ai 30 anni – spiega padre Antonio –. Una condizione frutto della grande povertà, che rischia di segnare il loro destino per sempre. L’arcidiocesi di Maputo già organizzava la pastorale per i carcerati: con il mio arrivo, abbiamo cercato di sviluppare un approccio integrale alla persona, istituendo in carcere il “Laboratorio della libertà”, che finora ha seguito oltre 300 giovani. Si tratta di un luogo fisico, spirituale e affettivo insieme, che aiuta i ragazzi a venire in contatto con se stessi e con Dio: dalla lettura della Bibbia alla ricerca dei valori per una vita buona, fino ai laboratori di riciclo dove s’impara concretamente come un rifiuto diventa arte: una significativa metafora per la loro vita. Con la vendita degli oggetti aiutiamo a pagare gli avvocati e a sostenere le famiglie».

Un’esperienza di amore concreto, che cambia la vita di questi giovani. Il problema più grande inizia però dopo il carcere. È lì che la Parola deve incarnarsi, diventando opportunità reale. La Casa della misericordia oggi è quella Parola incarnata ed è con questo spirito che Caritas sant’Antonio ha deciso di sostenerla. Nell’iter formativo dei ragazzi ex detenuti è prevista anche la formazione al lavoro. La casa possiede già un terreno per le attività agricole, ci sono poi laboratori di taglio e cucito, cucina e pasticceria, lavorazione del ferro, produzione di ostie. All’epoca della richiesta di aiuto a Caritas sant’Antonio, poco più di un anno fa, c’era anche un incipiente allevamento di galline ovaiole, che però andava potenziato con una nuova costruzione e l’acquisto di almeno altre 900 galline.

Nel gennaio 2022, grazie a un contributo di Caritas sant’Antonio di 36 mila euro, è stato costruito un capannone di 150 metri quadri, ma l’inatteso aumento dei prezzi non ha permesso di avviare l’allevamento. Padre Antonio scriveva sconsolato: «Siamo riusciti a completare l’edificio e ad acquistare le gabbie. Ma non ce la facciamo proprio a comprare le galline». Era come fermarsi a un passo dal traguardo, congelando il futuro dei giovani che avrebbero lavorato all’attività. A questo punto Caritas sant’Antonio si è offerta di coprire la differenza. Con altri 10 mila euro è stato possibile acquistare 1.200 galline, che a maggio 2022 già producevano 1.590 uova. Un inizio promettente. Nel frattempo i giovani ex detenuti, opportunamente formati, sono stati regolarmente assunti dalla Casa della misericordia, fino al loro inserimento nella società.

Fernando, 30 anni, è un veterano della Casa della Misericordia: «Vivevo nel carcere di Maputo abbandonato a me stesso – racconta –: fumavo, bevevo, avevo una vita dissestata. Poi ho iniziato a frequentare il laboratorio della libertà. Un cammino duro all’inizio, dovevo lasciare abitudini e vizi, ho avuto qualche caduta. Ringrazio Dio per quella esperienza che mi ha fatto crescere. La convivenza con gli altri ragazzi è una nuova pagina nella mia vita, con loro posso condividere le difficoltà, i sorrisi, il cammino: siamo tutti in viaggio verso i nostri sogni».


Segui il progetto su www.caritasantoniana.org

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Data di aggiornamento: 08 Luglio 2022
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