Rompiamo il guscio
«Spettabile redazione del “Messaggero di sant’Antonio”, ho ricevuto la vostra busta contenente gli auguri di Natale, in cui si citava la storia di un certo Simone, il quale si aggirava per la Basilica tutto solo alla ricerca di un po’ di compagnia che venisse dal cielo o da qualcuno sulla terra che si accorgesse di lui. Ho trovato così delle analogie con la mia vita: appartengo alla schiera di single con centinaia di “amici” sui social e che poi alla fine della giornata si trovano faccia a faccia con la propria solitudine e allora si mettono davanti allo schermo di uno smartphone fino all’ora di andare a letto, cercando un contatto umano che a volte arriva sotto forma di notifica e niente più. Il mio vuole essere uno spunto di riflessione (che magari potrebbe trasformarsi in azione concreta) che porti qualche lettore a pensare a un conoscente o vecchio amico che non sente da molto tempo, e a fare una telefonata, o mandargli un messaggio, anche con una semplice frase del tipo: “Ehi, ciao, come stai? Com’è andata la tua giornata? Dove sei stato oggi?”, ecc…. Credo che il tale amico si sentirebbe sicuramente meglio rispetto a ricevere un like su una foto o su un post da lui pubblicato».
Lettera firmata
Ringrazio molto il lettore, perché penso che il suo scritto ci faccia bene: ci invita a riflettere sull’importanza delle relazioni che abbiamo e che possiamo avere. Tante volte, andare al di là della nostra zona di comfort e rischiare l’incontro con l’altro diventa un’occasione preziosa. Sia per chi fa il gesto, sia per chi lo riceve. Perché entrambi si tirano fuori dalla solitudine ed entrano nella relazione: basta poco, anche un semplice saluto, ma soprattutto la disponibilità a fare spazio e dare tempo all’altro. Hanno un valore grande la gratuità e la gentilezza, comportamenti che sembrano andati un po’ fuori moda, ma che sono capaci di risollevare la giornata di una persona e rendere la sua vita migliore.
Il mondo in cui siamo è iperconnesso: possiamo contattare chiunque in qualunque momento, ma spesso ci sentiamo tremendamente soli, perché manca la presenza, la vicinanza, l’incontro di sguardi al di là di uno schermo. Importante è continuare a sentire la mancanza della presenza: i social media, gli strumenti di comunicazione, anche lo stesso telefono, sono un modo confortevole di relazionarsi, perché ognuno rimane al suo posto, ha le spalle coperte, rischia molto meno rispetto a guardare in faccia una persona e confrontarsi direttamente con lei.
Però, manca qualcosa: manca la bellezza della presenza, che comporta più rischio, ma dona più vita. E allora accogliamo l’invito del lettore a rompere quel guscio che spesso ci mettiamo attorno, fatto di mille giustificazioni («lascia stare quel vecchio amico, non lo disturbare», «meglio chiamarla un’altra volta», «non si fa mai vivo, dovrei farlo io?»): la sorpresa potrebbe essere davvero inaspettata e capace di iniziare qualcosa di nuovo.
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!