Stendi i panni
Ci sono due elementi che colpiscono in questo progetto in India. Il primo è che la salvezza delle persone in alcune parti del mondo può dipendere da cose banali, come fare il bucato. La seconda, davvero impressionante, è che ci sono persone che mettono a repentaglio la vita proprio per rimuovere quegli elementi banali che uccidono o peggiorano l’esistenza dei più poveri. È questo il caso dell’Ostello Santa Croce per i bambini delle comunità tribali, guidato dalle suore della Croce di Chavanod, a Makkuva, un villaggio nell’entroterra dello Stato dell’Andhra Pradesh (distretto Oarvathipuram Manyam), al confine dello Stato di Orissa, nell’India orientale.
Che cos’ha di particolare questo luogo? È una zona isolata nei Ghati, la lunga catena di monti che costeggia l’India orientale, sulle cui pendici più basse vivono i più poveri dei poveri del Paese, ovvero le popolazioni tribali. «Ci siamo stabilite qui nel 2008, in seguito a un appello dell’arcivescovo della diocesi di Visakhapatnam – racconta suor Isaac Maria Samala, responsabile del progetto –. Tra i luoghi che ci erano stati proposti, Makkuva era uno dei più remoti. Nessuna comunità religiosa ci voleva andare, a causa degli alti tassi di malaria e febbre nera». Quest’ultima, in particolare, è una malattia grave e difficile sia da diagnosticare che da curare, causata da un parassita. Una malattia che, se non trattata adeguatamente, porta alla morte. Una bella sfida in un posto in cui non c’è ombra di servizio sanitario.
Eppure le suore scelgono Makkuva, vinte dal desiderio di dare una possibilità ai bambini dei villaggi tribali. E fondano un ostello, il Santa Croce appunto, per permettere loro di lasciare i villaggi e frequentare la scuola, cosa che prima era impossibile, visto che alcuni di questi insediamenti distano dalla città anche 5-7 ore a piedi. Oggi, grazie alla presenza delle suore, 165 bambine e ragazze e 105 bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni, dalla classe I alla XII, possono sperare in una vita migliore. Quello dell’educazione non è il solo fronte: le suore seguono anche i piccoli con disabilità fisica e intellettiva e quelli affetti da Hiv/Aids, sparsi nei villaggi. Attraverso i bambini, sostengono anche l’intera comunità con corsi di igiene, di genitorialità, di salute.
Un lavoro difficile e generoso che non lascia indietro nessuno. Tuttavia, c’è un fatto che angustia le suore: molti dei bambini dell’ostello si ammalano, nonostante il loro impegno. E il motivo suona incredibile: «I bagni delle ragazze al piano terra e al primo piano dell’Ostello Santa Croce sono in disfacimento – spiega la suora –, l’acqua ristagna e filtra nelle pareti che si impregnano e si crepano, rendendo insicura la struttura. L’umidità è peggiorata dalla presenza di una terrazza fatiscente, giusto sopra i dormitori al piano terra, da cui filtra acqua soprattutto durante le piogge torrenziali. L’ulteriore problema è dato dalla mancanza di lavatoi per lavare la biancheria: i ragazzi fanno il bucato nei lavandini dei bagni, peggiorando il ristagno d’acqua. Il danno finale è dovuto all’assenza anche di un luogo dedicato all’asciugatura dei panni, cosa che costringe i ragazzi a stendere nei dormitori o nei corridoi, rendendo la struttura ancora più umida e insalubre».
Per quanto incredibile possa sembrare, basterebbero 15 mila euro, una somma inarrivabile per le suore, per donare una casa più salubre e più sicura a tutti questi bambini e bambine. Con tale cifra si riuscirebbe a ristrutturare bagni e terrazza, creare all’esterno un’area lavatoi e un’area asciugatura al riparo dalle frequentissime piogge. La richiesta di aiuto arriva a Caritas sant’Antonio nell’ottobre del 2023, e riceve subito approvazione, perché i frati ben conoscono l’operato della congregazione, che hanno già sostenuto in altre missioni in India, fin dal 2018. Dopo soli cinque mesi, la ristrutturazione è conclusa. Le foto che le suore mandano sono piene di colore. I vestiti delle bambine, i panni al lavatoio, la gioia di far parte di una piccola storia a lieto fine.
«Studio in classe VI – scrive Dina –, a giugno del 2024 inizio la VII. Sono al Santa Croce da tre anni. Non mi pare vero che tutto sembri così nuovo e pulito. Prima c’era ristagno d’acqua ovunque, facevamo a turno per lavare i panni e qualche volta per questo andavamo a scuola in ritardo. Ora ci sentiamo più al sicuro, anche durante la stagione delle piogge. Vi sono davvero grata, anche a nome dei miei compagni». Ma soprattutto, grazie a questo piccolo ma indispensabile progetto, le suore potranno meglio proteggere i bambini dalle malattie endemiche, oggi ancora fatali per molti abitanti di queste terre dimenticate.
Segui il progetto su www.caritasantoniana.org
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