Un abbraccio vince la paura
I bambini manifestano tante paure, più o meno razionali, semplicemente perché sono piccoli e avvertono un senso di impotenza legata alla loro condizione.
Il genitore ansioso e iper-emotivo alimenta questi timori oltre misura con le classiche esortazioni: «Dai su, perché fai così?», «Forza, sei grande, smettila di fare il bambino spaventato» o frasi analoghe che finiscono proprio per segnalare l’apprensione del papà o della mamma.
Non c’è nulla di più naturale delle paure infantili anche se spesso vengono mascherate dai figli con un eccesso di spavalderia e aggressività.
Nei primi anni la paura più atavica e ancestrale è quella di essere abbandonati, di perdere la protezione dei genitori – soprattutto della mamma – e di ritrovarsi senza di loro. Come ci raccontano le grandi fiabe della tradizione (Pollicino, Hänsel e Gretel, Cappuccetto Rosso e tante altre simili…), si tratta di qualcosa che si perde nella notte dei tempi. La psicoanalisi, specialmente quella junghiana, ci ricorda che, se anche le condizioni storiche e sociali sono cambiate, nei bambini restano memorie ancestrali che non possono essere rimosse. Tutti loro hanno, per esempio, paura del buio, ossia del trapasso da una condizione di controllo del mondo che li circonda a una condizione dove questo controllo non è più presente.
Che cosa possono fare i genitori allora? Pensare che siano le parole a rassicurare razionalmente i bambini è probabilmente l’equivoco più grande. Per tutto il periodo dell’infanzia i piccoli non hanno la capacità di costruire delle vere estrapolazioni mentali sugli eventi della loro vita: una spiegazione dettagliata e organica sul perché non c’è più il nonno o la nonna non sarà mai in grado di consolarli della loro eventuale perdita.
Contano i gesti, le azioni, gli oggetti, i rituali. Andare a letto con un pupazzo o con una lucina accesa è, per esempio, ben più importante che tante parole sull’importanza del sonno e sulla necessità di dormire. Non è neanche una questione di abitudini che occorre, in modo definitivo o quasi, consegnare ai piccoli quanto di trovare un dispositivo magico e concreto che permetta loro di superare la paura. La foto del nonno può valere più di tante parole sulla sua scomparsa; uno zaino bello e personalizzato e dei bei quaderni possono aiutare nei cambiamenti scolastici; tantissimo fanno gli abbracci e i contatti fisici con i genitori; tantissimo fanno i coetanei, sia fratelli e sorelle che amici.
La condivisione nel contatto affettivo è sempre, e non solo da piccoli, lo strumento che consente di attivare tutte le proprie risorse e di trovare il coraggio necessario per affrontare le loro inevitabili paure.
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