Le scuole «con le porte aperte»
Ci sono dei tormentoni estivi, che la nostra mente non riesce proprio a dimenticare. Come l’intramontabile successo dei Righeira, L’estate sta finendo (1985): «L’estate sta finendo e un anno se ne va / Sto diventando grande lo sai che non mi va…». Ebbene sì, anche quest’anno la calda stagione volge al termine, e tutto ricomincia a mettersi in movimento. Il motore della società lentamente si riavvia. Riaprono le scuole, gli uffici e le istituzioni. E, a proposito di istituzioni, faccio riferimento a un concetto – a mio avviso calzante – espresso dal professor Angelo Errani, il quale è stato per molti anni maestro della scuola primaria, poi docente di Pedagogia speciale alla Facoltà di Scienze dell’educazione dell’Università di Bologna e, dulcis in fundo, allievo/collaboratore del professor Andrea Canevaro, che tutte e tutti conosciamo benissimo per il suo operato notevole in campo pedagogico ed educativo.
In occasione dell’evento «Le logiche del confine e del sentiero», svoltosi a Bologna, a cura dell’Associazione Centro Documentazione Handicap (CDH), lo scorso 27 maggio per ricordare la scomparsa di Canevaro, Errani ha raccontato: «Al momento di prendere servizio, venivo a presentarmi al direttore del Dipartimento e, come potete immaginare, mi sentivo inadeguato: ero un maestro e quella era l’accademia. Mi aspettavo di fare anticamera, di venire annunciato e di attendere per essere ammesso, per cui, una volta arrivato, mi sorpresi di trovare la porta aperta». E ha aggiunto: «Quella porta era aperta per far entrare la realtà e, al tempo stesso, era aperta alle conoscenze che gli altri sempre ci portano, eliminando gli ostacoli che potrebbero impedirle [...]. Quella porta aperta testimoniava il grande senso delle Istituzioni di Andrea. Un ruolo istituzionale non dovrebbe mai essere un ruolo di potere, ma di servizio. Un ruolo istituzionale deve inoltre poter essere visibile per venire riconosciuto e per consentirci di imparare a sentirlo nostro e a volergli bene. Quella porta sempre aperta ci manca tanto». Parole che aprono orizzonti culturali e politici. Perché Angelo ha ragione: le istituzioni dovrebbero essere al servizio di tutti e di tutte.
La scuola, per esempio, è un’istituzione al servizio degli alunni. Lo diceva anche don Lorenzo Milani (del quale, il 27 maggio scorso, abbiamo celebrato il centesimo anniversario della nascita), il quale affermava che per essere moderna una scuola deve avere la porta aperta sul mondo. Quindi, il principio secondo cui nessuno deve restare indietro e rimanere escluso è la conditio sine qua non perché una scuola sia davvero accogliente. Una scuola «con le porte aperte» è ovviamente un contesto inclusivo dove ciascuno/a viene accompagnato/a con le proprie peculiarità e predisposizioni, uno spazio dove è possibile esprimere i propri talenti, un luogo in cui progettare il futuro... Che poi è il futuro di tutti e tutte. Se ci impegnassimo a rendere concreto l’operato di don Milani e di Andrea Canevaro, questo sarebbe, come intonano i Negramaro, «il segno di un’estate che vorrei potesse non finire mai» (a dispetto dei Righeira!). E voi lasciate le porte aperte? Scrivete a claudio@accaparlante.it o sulle mie pagine Facebook e Instagram.
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