10 Ottobre 2024

Gesù è Amore

Dio non vuole la nostra sofferenza. Nel Vangelo, di fronte al male che Gesù incontra, non solo il suo atteggiamento è quello della compassione, ma spesso compie l’azione di guarire. Gesù libera dal male, è il Salvatore.
Gesù è Amore

© Art Media / Print Collector / Getty Images

«Buongiorno, ho concluso due cicli di chemioterapia e non sono operabile. Non le nascondo che in questi mesi ho alternato momenti di fede e momenti di disperazione e di frustrazione, nei quali invocare la morte come unico rimedio alla mia condizione. Le scrivo perché ho riflettuto molto sul concetto di “sofferenza” e su come la Chiesa esalti la sofferenza come “biglietto per il Paradiso”. Io non sono d’accordo su questa interpretazione. Non siamo nati per soffrire e Dio, nostro padre, non vorrebbe per noi la sofferenza. Quante volte sentiamo dire da gente ignorante: “Questa prova te l’ha mandata Dio”. Dio non ci mette alla prova, Dio non manda la sofferenza. Dio non manda le malattie. Dio ci sostiene nella sofferenza perché Gesù conosce la Passione e il senso di solitudine, lo sconforto, la paura e la sofferenza nel dolore. Dio non manda le malattie per forgiarci o, peggio ancora, per punirci, ma la sofferenza è insita nella natura umana. Gesù ha vissuto 33 anni sulla terra, di cui 30 anni di vita privata, come figlio, amico, cugino; tre anni in cui ha vissuto tra la gente, ha annunciato la parola di Dio e “solo” tre giorni di Passione, a cui non possiamo ridurre la sua vita. Il suo sacrificio è un atto, conseguenza del suo Amore per noi: Gesù è Amore e non è Sofferenza. Gesù ci sostiene nella sofferenza, che ci viene dalla natura, con il suo immenso Amore. È vero che Gesù ha predetto le persecuzioni dei cristiani, ma ridurre tutto al concetto di sofferenza significa per me sminuire la Parola del Vangelo».

Lettera firmata

Ringraziamo la signora per la sua lettera e anzitutto le manifestiamo la nostra vicinanza in questo difficile momento. Le sue parole partono da un’esperienza concreta, accompagnata da una riflessione alla luce della fede. Penso sia il modo migliore di affrontare la sofferenza da un punto di vista spirituale: non come una punizione o un male mandato da Dio, ma come una situazione di fronte alla quale siamo chiamati a scegliere se continuare a fidarci di Dio oppure no. Come ha sottolineato la signora, Dio partecipa alla sofferenza umana, soprattutto facendosi uomo: Gesù è venuto per realizzare il desiderio di Dio, cioè che Lui venga riconosciuto e amato dagli uomini, ma ciò ha trovato opposizione e ha provocato sofferenza anche in Gesù stesso.

Proprio per amore, alla fine, Gesù dà la sua vita: sceglie di offrire la salvezza a quanti continuano a rifiutarsi di amare, patendo su di sé il male, il rifiuto, il peccato, per sconfiggerli. Dio è più forte del male e ciò che chiede a noi di fronte alla sofferenza è di continuare a fidarci di Lui. Dio, però, non vuole la nostra sofferenza: nel Vangelo, di fronte al male che Gesù incontra, il suo atteggiamento è quello della compassione e l’azione che compie è spesso quella di guarire: la sua figura è quindi piuttosto quella del liberatore dal male, del Salvatore.

Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»! 

Data di aggiornamento: 10 Ottobre 2024
Lascia un commento che verrà pubblicato