Gli animali vanno in Paradiso?
«Da qualche tempo sto cercando di approfondire una questione teologica che mi sta particolarmente a cuore, e precisamente se esiste una teologia degli animali e quale ruolo hanno gli animali nel disegno di Dio. Il forte legame di affetto che ho sempre avuto con gli animali, il loro sguardo, il loro modo di comunicare, mi pongono di fronte a un quesito: che significato ha la sofferenza degli animali nella Bibbia? Possiamo sperare, attraverso una giusta lettura dei testi biblici, in una visione del creato non più antropocentrica e riservare anche a queste creature un futuro escatologico come per gli uomini? Recentemente ho avuto modo di conoscere il messaggio di amore verso l’umanità e verso gli animali lasciato da monsignor Ermenegildo Fusaro, prete veneziano deceduto nell’anno 2002. [...] Ho apprezzato la forza, il coraggio e l’attualità del suo pensiero, che vale per tutti gli uomini di sempre. È un pensiero che riguarda l’uomo, il suo posto nel mondo, che non è al centro o al di sopra, ma quello di creatura tra le creature. Penso che nell’attuale contesto, in cui l’uomo è immerso nell’affannosa ricerca di un equilibrio ambientale e con il mondo animale, la lettura di un pensiero religioso che scardina gli assiomi dell’antropocentrismo, ma investe l’uomo di una profonda responsabilità verso tutte le creature, possa essere di aiuto, se si vuole contrastare quel processo di impoverimento ambientale che pare inarrestabile. Reputo il tema della teologia degli animali un grande arricchimento della dottrina morale cristiana: se l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, come può non guardare il creato e gli animali con lo stesso sguardo di Dio?».
Lettera firmata
Il tema che viene presentato nella lettera è sicuramente di interesse al giorno d’oggi, vista la particolare attenzione e sensibilità che è maturata negli ultimi tempi in relazione all’ambiente e agli animali. La dottrina cattolica si è occupata della questione e ne troviamo i punti essenziali nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Sicuramente possiamo affermare che il tema non è trattato come uno dei principali: il discorso sugli animali è inserito soprattutto nel capitolo dedicato al settimo comandamento («non rubare»), il quale «esige il rispetto dell’integrità della creazione. Gli animali, come anche le piante e gli esseri inanimati, sono naturalmente destinati al bene comune dell’umanità passata, presente e futura» (CCC 2415). Già qui si legge l’idea di una posizione peculiare dell’umanità all’interno della creazione, un antropocentrismo che però non è assoluto: infatti, «la signoria sugli esseri inanimati e sugli altri viventi accordata dal Creatore all’uomo non è assoluta; [...] esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione» (CCC 2415) e «le varie creature, volute nel loro proprio essere, riflettono, ognuna a suo modo, un raggio dell’infinita sapienza e bontà di Dio. Per questo l’uomo deve rispettare la bontà propria di ogni creatura, per evitare un uso disordinato delle cose» (CC 339).
Pur essendo ribadito il dovere di rispettare gli animali e averne cura, si sottolinea che è l’uomo il destinatario della creazione: l’essere umano «è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa» (CCC 356); «la creazione è voluta da Dio come un dono fatto all’uomo, come un’eredità a lui destinata e affidata» (CCC 299); «Dio ha consegnato gli animali a colui che egli ha creato a sua immagine» (CCC 2417). Questa prospettiva era ritenuta quella più comune al tempo del Concilio Vaticano II; infatti, nella costituzione pastorale Gaudium et Spes (1965), al numero 12, si afferma che «credenti e non credenti sono generalmente d’accordo nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all’uomo, come a suo centro e a suo vertice».
Ma è soprattutto con la lettera enciclica Laudato si’ (2015) di papa Francesco, che ci sono stati recentemente degli sviluppi nell’ambito che stiamo considerando: «Oggi la Chiesa non dice in maniera semplicistica che le altre creature sono completamente subordinate al bene dell’essere umano, come se non avessero un valore in se stesse e noi potessimo disporne a piacimento» (LS 69). In particolare, l’enciclica insiste sul valore proprio delle creature (LS 33 e 69), perché da Dio create e volute, come si afferma nel libro della Sapienza: «Tu [Dio] ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata» (Sap 11,24).
Tuttavia, il riconoscimento del valore proprio degli altri esseri creati non deve portare «a negare ogni peculiare valore all’essere umano» altrimenti, considerando la persona umana come un essere tra i tanti, «si corre il rischio che si affievolisca nelle persone la coscienza della responsabilità. [...] Non si può esigere da parte dell’essere umano un impegno verso il mondo, se non si riconoscono e non si valorizzano al tempo stesso le sue peculiari capacità di conoscenza, volontà, libertà e responsabilità» (LS 118). Per quanto riguarda il futuro escatologico degli animali (che significa, semplificando, qual è la loro sorte dopo la morte), Laudato si’ afferma che «il traguardo del cammino dell’universo è nella pienezza di Dio, che è stata già raggiunta da Cristo risorto. [...] Lo scopo finale delle altre creature non siamo noi. Invece tutte avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto» (LS 83).
A partire da questo e da altri argomenti, alcuni teologi stanno sviluppano delle proposte; ad esempio, Christoph J. Amor sostiene che «se “la vita eterna sarà una meraviglia condivisa, dove ogni creatura, luminosamente trasformata, occuperà il suo posto” (LS 243), allora la speranza di un compimento escatologico degli animali sembra anche legittima a partire da una prospettiva cattolica». La citazione si trova in un contributo presente nel numero di Credere Oggi “Teologia e animali”, pubblicato nel 2022, che contiene una serie di interessanti approfondimenti su questi temi.
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