IA: occasione per tutti o per pochi?
In una lettera aperta datata 5 aprile 2025, la Federazione europea dei giornalisti (EFJ), l’Associazione europea degli editori di periodici (EMMA), l’Associazione europea degli editori di giornali (ENPA, cui è associata la FIEG, Federazione italiana editori giornali) e la News Media Europe (NME), si sono rivolti ai nuovi membri della Commissione europea per chiedere attenzione sui temi dell’intelligenza artificiale (IA) e sui diritti di proprietà intellettuale degli editori.
Sulla questione dell’IA è stata pubblicata, qualche mese fa (14 gennaio 2025), la nota congiunta del Dicastero per la dottrina della fede e del Dicastero per la cultura e l’educazione “Antiqua et nova” sul “rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana”. Il documento si concentra soprattutto sugli aspetti antropologici e etici dell’IA, proponendo «alcune linee guida, allo scopo di assicurare che lo sviluppo e l’uso dell’IA rispettino la dignità umana e promuovano lo sviluppo integrale della persona e della società» (cfr. nota n. 6).
Tra le parti più interessanti del documento troviamo il riferimento alla questione della responsabilità nei processi legati all’intelligenza artificiale; in quest’ambito, la nota riporta le parole di papa Francesco: «ciò che la macchina fa è una scelta tecnica tra più possibilità e si basa o su criteri ben definiti o su inferenze statistiche. L’essere umano, invece, non solo sceglie, ma in cuor suo è capace di decidere» (cfr. n. 46). Pertanto, «è importante che colui che compie decisioni sulla base dell’IA sia ritenuto responsabile per le stesse e che sia possibile rendere conto dell’uso dell’IA in ogni fase del processo decisionale» (cfr. nota n. 45). Tuttavia, allo stato attuale, come sottolinea la lettera aperta del 5 aprile, mancano nella legislazione delle «solide protezioni che garantiscano che i creatori e i cittadini traggano beneficio dagli sviluppi dell’IA con la necessaria considerazione per la trasparenza, la responsabilità e la dovuta remunerazione per i titolari dei diritti, tutti aspetti cruciali». Uno dei rischi sottolineato è che tale innovazione vada a spese della creatività umana e della cultura, specialmente attraverso lo sfruttamento senza autorizzazione di materiali creativi e culturali.
Un altro aspetto preoccupante è l’«aumento della disinformazione online alimentata dall’IA, tramite la generazione di contenuti di Intelligenza Artificiale realistici ma fuorvianti che si diffondono più velocemente di quanto possano essere verificati» (cfr. lettera aperta). Dello stesso tema parla anche la nota della curia romana, evidenziando il fatto che i contenuti manipolati e le informazioni ingannevoli, molto difficili da riconoscere, rischiano di portare a una distorsione del rapporto con la realtà che può «progressivamente minare le fondamenta della società. Ciò richiede un’attenta regolamentazione, poiché la disinformazione, specialmente attraverso media controllati o influenzati dall’IA, può diffondersi in modo non intenzionale, alimentando la polarizzazione politica e il malcontento sociale» (cfr. nota n. 88).
L’IA è uno strumento che esprime un alto grado di innovazione tecnologica, ma ne vanno tenuti presenti i rischi specifici relativi al suo uso e alla sua gestione. Un criterio importante è che tutti possano trarre beneficio dall’IA, non solo pochi privilegiati; anzi, bisogna far attenzione a non lasciar per strada gli ultimi: «poiché ciò che misura la perfezione delle persone è il loro grado di carità, non la quantità di dati e conoscenze che possono accumulare, il modo in cui si adotta l’IA per includere gli ultimi, cioè i fratelli e le sorelle più deboli e bisognosi, è la misura rivelatrice della nostra umanità» (cfr. nota n. 116).
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