Dove sono finiti i giovani?

La Chiesa sta perdendo contatto con le nuove generazioni. Per un nuovo incontro con il mondo giovanile servirebbero nuovi codici narrativi che annuncino il Vangelo insieme alle scoperte scientifiche, all’ambiente, all’economia, ai diritti...
03 Dicembre 2025 | di

La nota comune di questo tempo è la carestia di gioventù, rafforzata dall’inverno (e inferno) demografico che ha molte cause e tra queste un mutamento antropologico delle giovani donne, soprattutto di quelle occidentali e quindi cristiane, che nasce da un rifiuto dell’idea di donna e madre, promessa e promossa da secoli di cristianesimo, che non è stato capace né di vedere né di capire e tantomeno rispettare le donne a quasi tutti i livelli. Mi ha colpito quanto mi ha detto qualche giorno fa una mia amica di 80 anni: «Ci avete tolto anche il desiderio di maternità, il tesoro più prezioso delle donne». I politici si lamentano per la mancanza di giovani impegnati in politica, nei partiti ma anche nelle urne elettorali. Se si ascoltano i mondi del non profit e del volontariato, anche questi denunciano l’assenza dei giovani; per non parlare della Chiesa, delle parrocchie dei movimenti che ormai da decenni soffrono per l’assenza di giovani e quindi di innovazioni e di vocazioni. 

Dove sono finiti allora i giovani? Che fine hanno fatto? Quale pifferaio magico ce li ha portati via dai nostri mondi vitali? E quali sono le loro passioni e i loro ideali – se ce ne sono ancora –, soprattutto le passioni collettive che sono decisive per la qualità morale della vita adulta? In realtà, se guardiamo anche solo in superficie, il mondo giovanile ogni tanto e da qualche parte riusciamo a vederlo: lo vediamo nelle discoteche, negli amatissimi aperitivi, talvolta nello sport. I giovani li vediamo anche quasi tutti a scuola o all’università dove esprimono, forse, la loro maggiore bellezza. Ma anche nelle università li vediamo nuovamente fumare molto, soprattutto le ragazze – chi è il genio che ha inventato le sigarette elettroniche? Meriterebbe il Nobel del «male comune» –, dopo che per decenni la mia generazione era riuscita a far quasi dimenticare il fumo. Grazie a Dio, non pochi li troviamo nell’impegno ambientale e per i diritti umani. Ma, purtroppo, moltissimi non si vedono perché sono in una cameretta immersi nei loro device. Sono sempre più convinto che per vedere e trovare i giovani dovremmo guardare meglio nei luoghi dove non guardiamo abbastanza, anche perché ancora non li conosciamo fino in fondo, luoghi non sempre pericolosi e cattivi. 

La Chiesa sta perdendo contatto con i giovani, in particolare con quelli sopra i 20-25 anni, perché fa ancora largo uso di codici narrativi pre-moderni per trasmettere la fede, e perché con i pochi adolescenti che ancora intercetta insiste molto su aspetti sociologici (compagnia) ed emotivi; e così quando arriva l’ingresso nel mondo del lavoro questo inizio di vita adulta diventa la fine di quel germoglio di vita religiosa che non regge l’impatto con l’adultità. Per un nuovo incontro con il mondo giovanile ci sarebbe un urgente bisogno di nuovi codici narrativi che annuncino il Vangelo insieme alle nuove scoperte scientifiche, all’ambiente – si pensi alla profezia della Laudato si’ –, all’economia, ai diritti, alle povertà e alle libertà, senza aver paura del mondo moderno ma includendolo:la modernità è figlia del cristianesimo, non nemica. Senza questo nuovo involucro della fede, che è tutta sostanza, i giovani si troveranno in una terra spiritualmente desolata, dove vivranno molto male anche se ancora non lo sanno. E questo è molto ingiusto.

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Data di aggiornamento: 03 Dicembre 2025
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