Belgio, Marcinelle,8 agosto 1956. In uno dei pozzi della miniera di carbon fossile del Bois du Cazier scoppia un incendio, quota 1035 metri di profondità. I minatori rimangono senza via di scampo, soffocati dalle esalazioni di gas. Moriranno in 262, di dodici nazionalità, 136 gli italiani. Una tragedia riconosciuta come la catastrofe degli italiani all’estero.
È il ritratto di tante città raccontate non solo attraverso la loro arte e architettura, ma anche attraverso il loro «volto». Un'interessante prospettiva di viaggio che l’autore ci invita a fare con lui, attraverso città lontane o vicinissime a noi, molto antiche o recenti. Le unisce un filo comune: la rapida trasformazione che ne sta stravolgendo i tratti.
Dopo essersi imbarcato su un traghetto postale che da Napoli faceva rotta verso Palermo, il giovane Ettore Majorana fece perdere le proprie tracce. Sulla sua sparizione si sono fatte molte congetture: suicidio, fuga in un altro paese, cambio d’identità, un volontario esilio dal mondo, magari in un remoto convento. A dominare su tutte le ipotesi, la pista sudamericana.
«Parti intere del mondo si svuotano, di uomini, di rumori, di vita. Percorro squarci sterminati di Africa e di Medio Oriente e scorgo soltanto deserti e sterpaglie». Inizia così l’ultimo lavoro di Domenico Quirico, inviato de «La Stampa». Una cronaca, attenta e fedele, dei tanti viaggi fatti in compagnia dei migranti.