L’autore, sacerdote nato a Praga nel 1948, esponente della Chiesa sotterranea, con l’episodio evangelico di Zaccheo intende parlare al credente e non. A quei «cercatori» in viaggio, che si lasciano attirare dalle domande. Invitando tutti a fermarsi sulla soglia del mistero, sfidando l’apparente silenzio di Dio ma anche la routine di una fede poco entusiasta: occorre aver pazienza con Dio, che ci viene incontro nell’attesa, perché lui per primo è paziente con noi.
Un grande viaggio a bordo di treni immaginari, e non solo, accompagna il lettore alla scoperta, curiosa e mai noiosa, di epoche, fatti, uomini.
A raccontarcelo, in queste pagine uscite lo scorso il 10 febbraio, Sophie Dubois-Collet, giornalista, laureata in Archeologia con un master in Storia dell’arte. Un libro di esordio in cui la storia viaggia sui treni più belli e più strani del mondo, animata da famosi passeggeri.
«Lo sport italiano? Fortissimo nella programmazione, una frana in materia di pianificazione strategica. Fa molto e bene, ma si è scordato i "fondamentali": decidere perchè lo fa!Per questo è quanto mai necessaria uno scossa».
A esserne convinto Flavio Tranquillo, inviato speciale di Sky e commentatore del campionato Nba, in questo libro in cui delinea, in maniera finalmente chiara, i ruoli di Stato, privati, atleti, federazione e leghe. Con una grande, grandissima attenzione allo sport di base.
Un piccolo viaggio nel mondo dell’antropologia partendo da dieci parole. A scriverlo Marco Aime, che l’antropologia la insegna da anni nelle aule universitarie e che dell’antropologia è uno dei massimi studiosi in Italia e non solo.
La poesia? Una mappa di storie, un racconto di geografie. Dai libri trovati in casa, a quelli inseguiti, alle storie sognate, ogni incontro diventa un bagaglio necessario per la comprensione di come stare di fronte al mondo.
Questo «il senso» di Gian Luca Favetto per la poesia in questo volumetto uscito a fine agosto, illustrazione di copertina di Gabriele Pino.
Forse mai come in questo periodo che stiamo attraversando, l’isolamento ci induce a riflettere sul fatto che i contatti con il prossimo sono così parcellizzati e quasi mai ci lasciano esprimere l’essenzialità di ciò che siamo davvero. «La società alimenta ogni giorno l’ossessione per un “Io” ipertrofico e narcisista e per un “Noi” escludente e aggressivo».