A Pedali, piccolo centro del versante sud-occidentale del Pollino, due giorni dopo la Pasqua comincia la stagione lucana dei «Maggi», delle grandi cerimonie arboree.
Vorrei che questo Ramadan 2024 fosse come gli altri, che, a volte, ho vissuto in Paesi musulmani. Come potersi augurare, nella disperata tendopoli di Rafah «Ramadan Mubarak»? Come poter avvertire il sapore dei «deglet nour» mentre tuo figlio muore?
Nella tragedia di Gaza, quando ho letto delle distruzioni dei registri pubblici, mi sono ricordato della «cédula», documento di identità che anni fa era l’ossessione di ogni haitiano sul suolo dominicano.
Sono passati più di dieci anni da quando, per la prima volta, arrivai a Satriano di Lucania. Avevo saputo che, in pieno inverno, nell’ultima domenica del Carnevale, prima del Martedì Grasso, vi erano alberi che camminavano.
La mostra fotografica di Giulia Mangione alla Triennale di Milano esplora le paure più inconsce degli esseri umani di fronte alla possibilità che si verifichi un evento catastrofico globale.
Ogni volta che torno nel centro di Taranto trovo un nuovo albergo, un nuovo B&B, un nuovo caffè. Vorrei trovare anche nuovi abitanti tra i vicoli della Città Vecchia. Vedo nuove crepe e restauri. Mi sorprende sempre la vitalità ostinata di questa città.