«Un percorso di parole e voci. Un viaggio verso un luogo nel quale scoprirci tutti più umani». È questa la proposta che l’autrice, giornalista professionista, offre a chi voglia mettersi in ascolto di questo libro. Non si tratta, infatti, di una semplice lettura, ma dell’incontro con esperienze di molte persone (sacerdoti, monaci e religiose, educatori e psicologi) che hanno fatto dell’ascolto una parte essenziale della loro vita, nei vari ambiti in cui sono impegnate.
L’esperienza di un uomo, un giornalista, poi entrato in politica fino al ruolo di presidente del parlamento europeo, raccontata attraverso i suoi discorsi e gesti, e dando la parola a chi l’ha conosciuto, ha collaborato con lui o ha goduto della sua amicizia. Imparziale, tenace, amabile, Sassoli ha coniugato valori radicati nella storia con la promozione concreta del bene comune, nel sogno di un’Europa dalla parte dei cittadini, specialmente di chi non ha voce, e aperta al mondo.
Come sottolinea padre Guidalberto Bormolini nel suo bel volume L’arte della meditazione (Ponte alle Grazie, 2022, € 16,80), parlare di meditazione è sempre difficile, perché si tratta di un’esperienza molto intima. Ma, sostiene ancora il monaco – e noi concordiamo pienamente –, parlarne oggi lo è ancora di più, perché meditare è divenuto un fenomeno «di moda» di cui si fa un gran discutere spesso anche a sproposito o in modo superficiale.
«Ha fame d’aria. È come se la realtà gli si stringesse addosso». La sensazione di soffocare è quella che prende Pietro, padre di Jacopo, diciottenne autistico a bassissimo funzionamento, cioè con autonomia molto scarsa, bisognoso di continua assistenza. Come può accettare questa realtà? Il romanzo narra di alcuni giorni trascorsi dai due in uno sperduto paese del Molise, bloccati lì per un guasto all’auto, e ci fornisce uno squarcio sul dramma (soprattutto interiore) vissuto dal genitore.
C’è tutta Mariapia Veladiano in questo suo nuovo romanzo da poche settimane in libreria: Quel che ci tiene vivi, Guanda editore. C’è il dolore, che non è mai arido e ripiegato su se stesso, ma umanizzante e generativo perché accolto e curato. C’è la diversità, che diviene acuta consapevolezza di destini unici che però sanno unire invece che dividere. C’è il tema del rifiuto, che trova rispettosa comprensione, perché sempre frutto doloroso di un male antico.