«Un percorso di parole e voci. Un viaggio verso un luogo nel quale scoprirci tutti più umani». È questa la proposta che l’autrice, giornalista professionista, offre a chi voglia mettersi in ascolto di questo libro. Non si tratta, infatti, di una semplice lettura, ma dell’incontro con esperienze di molte persone (sacerdoti, monaci e religiose, educatori e psicologi) che hanno fatto dell’ascolto una parte essenziale della loro vita, nei vari ambiti in cui sono impegnate. A loro vengono proposte queste urgenti domande: in un tempo in cui la parola sembra voler riempire ogni spazio, dov’è finito l’ascolto? Abbiamo forse smesso di usare questo senso per sintonizzarci su noi stessi e sugli altri, finendo per scoprirci stranieri tra di noi?
Il silenzio dell’eremo, un’ora di dialogo profondo, magari in videochiamata o per telefono, sono occasioni da cui emerge l’invito a riscoprire l’ascolto come presupposto per vivere bene e in pienezza, per ritrovare la misura umana nel guardare al mondo, soprattutto ritornando alla percezione sensoriale: spesso viviamo più nella mente che nel corpo, pensiamo troppo e percepiamo troppo poco. Ascoltare è l’inizio del processo creativo (come riempire il foglio bianco?) ma è anche lo spazio che diventa accoglienza dell’altro, offrendo la possibilità di ricostruire una relazione di fiducia con chi l’ha perduta. I contributi raccolti sono corredati da esercizi pratici da svolgere, suggeriti da ciascuna delle persone incontrate: un’ulteriore occasione per mettersi alla prova in quest’arte tanto difficile quanto preziosa. Il testo, usando una metafora musicale, è accompagnato da alcune variazioni e intermezzi, nei quali l’autrice lascia andare la penna in brevi, ma intense, riflessioni sul vissuto, o meglio sull’ascoltato.