È difficile condensare in pochi minuti le emozioni che ha saputo donare il beato Giovanni Paolo I, ma in fondo è proprio questa la maestria dei musicisti. Il cantautore Beppe Bianco (affiancato da Rita Gelmetti) è riuscito perfettamente nell’intento: il suo brano 33, pubblicato dal Musal-Museo Albino Luciani per la beatificazione, racchiude le sensazioni che il «Papa del sorriso» è stato in grado di trasmettere a tutti i fedeli in quei 33 giorni di pontificato.
Non per l’Africa ma con l’Africa. C’è differenza, infatti, e molta, tra fare qualcosa per qualcuno e fare qualcosa con qualcuno. Il per «si traduce in una logica assistenzialista, identifica due posizioni diverse e istituisce una gerarchia, ribadisce una distanza»; il con, invece, «pretende reciprocità», richiede un cammino fatto insieme in cui si impara l’uno dall’altro.
Il destino di Aghavnì è un racconto di dolore, di resilienza, ma anche di pacificazione e di perdono, che Antonia Arslan ha appena pubblicato. La scrittrice padovana di origine armena – nota in tutto il mondo per La masseria delle allodole e gli altri romanzi tradotti in diversi Paesi, da poco insignita del Premio Comisso alla carriera – ritorna alla tematica a lei più cara: la storia della sua famiglia.
L’autore islandese, plurinominato al premio Nobel, ci offre un racconto delicato, che segue il cammino di Avvento del pastore Benedikt, il quale ogni anno vive questo tempo in modo singolare: in compagnia di un cane fedele e di un tenace montone, va in cerca delle pecore, non pervenute ai raduni autunnali, che si sono perdute tra le nevi dei monti islandesi. Il testo è una perla: nel suo procedere «piano piano, con prudenza, lentamente e senza affanno» ci mostra i valori essenziali dell’umanità.
Noi li chiamiamo bis, in inglese si dicono encores: sono quei gioielli, a volte inattesi e sorprendenti, che i musicisti regalano al pubblico alla fine di un concerto per rinnovare l’emozione e l’ammirazione.
A chi non piace ascoltare storie? Che cosa sono in fondo i romanzi, i film o le opere teatrali o liriche, le canzoni, se non dei racconti più o meno lunghi? Lo dice anche una delle regole non scritte del giornalismo: per attrarre un lettore, è buona cosa cominciare il testo raccontando una storia vera. Ma che cos’è che ci fa amare così tanto i racconti? Lo ha spiegato bene papa Francesco nel suo Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali del 2020 («Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria» (Es 10,2).