Il destino di Aghavnì è un racconto di dolore, di resilienza, ma anche di pacificazione e di perdono, che Antonia Arslan ha appena pubblicato. La scrittrice padovana di origine armena – nota in tutto il mondo per La masseria delle allodole e gli altri romanzi tradotti in diversi Paesi, da poco insignita del Premio Comisso alla carriera – ritorna alla tematica a lei più cara: la storia della sua famiglia.
L’autore islandese, plurinominato al premio Nobel, ci offre un racconto delicato, che segue il cammino di Avvento del pastore Benedikt, il quale ogni anno vive questo tempo in modo singolare: in compagnia di un cane fedele e di un tenace montone, va in cerca delle pecore, non pervenute ai raduni autunnali, che si sono perdute tra le nevi dei monti islandesi. Il testo è una perla: nel suo procedere «piano piano, con prudenza, lentamente e senza affanno» ci mostra i valori essenziali dell’umanità.
Noi li chiamiamo bis, in inglese si dicono encores: sono quei gioielli, a volte inattesi e sorprendenti, che i musicisti regalano al pubblico alla fine di un concerto per rinnovare l’emozione e l’ammirazione.
A chi non piace ascoltare storie? Che cosa sono in fondo i romanzi, i film o le opere teatrali o liriche, le canzoni, se non dei racconti più o meno lunghi? Lo dice anche una delle regole non scritte del giornalismo: per attrarre un lettore, è buona cosa cominciare il testo raccontando una storia vera. Ma che cos’è che ci fa amare così tanto i racconti? Lo ha spiegato bene papa Francesco nel suo Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali del 2020 («Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria» (Es 10,2).
Il libro presenta la vicenda di Etty Hillesum e del suo percorso interiore che, nell’oscurità dell’occupazione nazista, la porta a incontrare Dio. «Mi riconosco nel tuo conoscerti»: è questa l’esperienza dell’autrice, che riscopre se stessa attraverso gli occhi di Etty, trovando nuove chiavi di lettura anche per il suo lavoro di sceneggiatrice. Un invito alla lettura degli scritti di una delle più straordinarie donne del Novecento, capace di far spazio in sé all’umanità ferita dalla Shoah.
Chiara è un’adolescente che vive con la sua famiglia a Gioia Tauro. Dopo la festa di compleanno della sorella maggiore, il padre sparisce: nella sua ricerca, Chiara scopre che è latitante, accusato di traffico di droga. Il desiderio di rivederlo per sapere come stanno le cose la porta a rompere il muro di omertà in cui si è chiusa la famiglia; una volta scoperta la verità, è chiamata a fare la sua scelta.