Bisogna leggerlo l’ultimo libro di Nello Scavo, Libyagate. Inchieste, dossier, ombre e silenzi. Dovremmo leggerlo tutti, ma in particolar modo chi ha responsabilità di governo e per ben tre volte ha riconfermato lo scellerato patto con il governo libico per bloccare le partenze dei migranti dai porti della Libia.
Bergamo e Brescia sono la «Capitale italiana della cultura 2023». Un’idea nata all’indomani del primo lockdown per rilanciare due città particolarmente colpite dal covid...
Verrebbe spontaneo pronunciarla al futuro quella frase del titolo (Dove andremmo a finire?), invece che al condizionale come in effetti è. Ma sarebbe un grave errore, perché è proprio il condizionale la dimensione in cui si dipana questo volume: il condizionale è, infatti, il modo verbale che esprime incertezza (desideri, dubbi, ipotesi…), e l’incertezza è esattamente lo stato in cui si trova oggi la Chiesa.
Un giovane turista e un «clochard» si incontrano a Parigi. Venticinque anni dopo, da quell’incontro nasce «Christophe o il posto dell’elemosina», in cartellone dal 21 marzo al 7 aprile al Teatro Elfo Puccini di Milano.
Indagine intorno a un’età bella e delicata, nella quale siamo chiamati a compiere un vero e proprio cambiamento di rotta, per diventare ogni giorno di più noi stessi.
È chiaro il messaggio di questo film, primo lungometraggio del regista Renzo Carbonera: per uscire da situazioni apparentemente disperate, serve una «resina sociale», l’unica in grado di tenere unita una comunità, «microcosmo che si trova a fronteggiare una molteplicità di mutamenti (dal climatico al finanziario) che rischiano di abbattere anche i caratteri più forti».