«Come il respiro si fa attraverso le narici, così per mezzo delle narici della discrezione e della prudenza si aspira, si attira lo spirito dell’amore divino che poi si emette e si diffonde per la consolazione e l’edificazione del prossimo» (Sant’Antonio).
«Il Signore (...) è il giardino del Padre, è la terra benedetta, dove qualunque cosa seminiamo, ricaveremo il centuplo» (Sant’Antonio, Sermoni, V Quaresima 14).
Ottant’anni fa, presso il bunker della Gestapo di piazza Oberdan a Trieste, dava la sua vita padre Placido Cortese, frate minore conventuale della Basilica del Santo.
A piedi lungo «l’ultimo cammino» di sant’Antonio, che si snoda da Camposampiero a Padova Arcella, con un gruppo di giovani dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti.
«Il Signore con il rasoio affilato della sua passione rade ogni presunzione e fiducia nel bene operato. Chi può infatti presumere o gloriarsi del bene operato quando vede il Figlio del Padre (...) inchiodato in croce (...)?» (Sermoni, Litanie 11.13).
La virtù cristiana, così cara a sant’Antonio, ha trovato nei frati e nei padovani un’attenta accoglienza ed è cresciuta in tanti modi nei secoli, sempre attorno alla Basilica.