Lo studio proposto (più evocativo che sistematico) rintraccia alcune somiglianze tra la spiritualità ebraica e quella di Francesco d’Assisi, che si esplicitano nell’attenzione al testo biblico, nell’uso del tau e nel saluto di «pace e bene» (che ricorda lo shalom), ma anche negli atteggiamenti di lode e restituzione (che riprendono la berakah). Francesco aveva origini ebraiche o è stato in contatto con ebrei? Forse la somiglianza è una delle meravigliose opere dello Spirito Santo.
La chiusura del monastero porta due suore di clausura a «reinventare» il proprio carisma di vita contemplativa. Rivive così un’antica pieve con canonica, che diventa un’oasi di pace e di preghiera tra le colline aretine.
Proseguiamo il viaggio alla scoperta dei santi francescani. Dopo san Francesco d'Assisi, sant'Antonio di Padova, santa Chiara, san Giuseppe da Copertino e san Massimiliano Kolbe, è la volta di santa Beatrice da Silva. Chi era in parole semplici?
Imparando ad amare noi stessi, impareremo anche a prenderci cura del destino dell’altro e di tutto ciò che ci circonda. È questo il segreto di una vita pienamente riuscita.
Una questione da sempre aperta è quella della presenza del male nel mondo. Da dove proviene? Qual è la sua origine e quale la sua causa? E ancora: perché il dolore innocente? In sintesi, come l’autore, councelor filosofico e studioso di bioetica, già sostiene all’inizio del libro, il male non ha né ragione né finalità: questo però ci interroga seriamente sulla posizione di Dio rispetto al male. Se il male è presente e non è solo apparenza (di questo facciamo esperienza concreta nella nostra vita), perché Dio non interviene fermandolo?
«Vedendo che urgeva per il popolo il tempo della raccolta della messe, Antonio (...) congedate le folle andò alla ricerca di luoghi propizi al silenzio e si recò, per amore della (...) solitudine, nel luogo denominato Camposampiero» (Vita assidua 15).