Antonio a casa di Francesco

Due vetrate, due santi, due epoche storiche: ecco come la Basilica di Assisi schiude al visitatore la storia del francescanesimo.
13 Maggio 2021 | di

San Francesco e sant’Antonio, due santi molto diversi per storia, indole, inclinazioni, in che relazione erano l’uno con l’altro? E, soprattutto, che ruolo hanno avuto all’interno della storia dell’Ordine francescano e della Chiesa? Sono tanti gli studi sull’argomento e, accanto alle fonti agiografiche, anche le testimonianze visive possono essere altrettanto rivelatrici. Ne sono un esempio le due vetrate della Basilica di San Francesco ad Assisi, che ritraggono i due santi, in epoche diverse.

La rappresentazione più antica, risalente al 1280 circa, si trova nella vetrata che illumina la quarta campata della Basilica superiore, in prossimità del transetto. I due santi sono rappresentati come immagini quasi speculari, anche negli attributi: un libro contrassegnato da una croce per Francesco e un libro con la sua bella legatura scarlatta per Antonio. A dimostrazione che la presenza di Antonio nel programma iconografico della Basilica si è imposta fin dalla prima fase dei lavori della chiesa superiore, visto che il ciclo di vetrate istoriate ha preceduto l’avvio della campagna di affreschi che avrebbe portato ad Assisi, oltre a Cimabue e al Torriti, anche un giovanissimo Giotto

Nei pannelli superiori di questa vetrata sono infatti raffigurati alcuni episodi della vita dei due nuovi santi, segno che il Maestro di san Francesco, al quale è attribuito il disegno dei vetri istoriati, ha dovuto misurarsi fin da subito con la loro iconografia. E qui la prima sorpresa. Mentre nelle fonti francescane Antonio è presentato più come un ospite o un testimone, nella Basilica di Assisi egli è già un co-protagonista. Molte, infatti, sono le immagini di Antonio nella chiesa di Francesco, in vetrate e affreschi, e spesso i due santi sono presentati insieme all’interno di cicli più ampi o anche solo nei sottarchi affrescati delle cappelle.

Quella accanto al transetto della Basilica superiore non è l’unica vetrata in cui appare sant’Antonio. Ce n’è un’altra interamente dedicata al Santo di Padova nella Cappella a lui titolata nella Basilica inferiore. Nel passaggio dalla prima vetrata, ancora duecentesca, alla seconda vetrata, realizzata a distanza di qualche decennio, possiamo verificare l’evoluzione della figura agiografica di sant’Antonio. La vetrata del Maestro di san Francesco s’inserisce nel programma apostolico della navata, mentre quella della Basilica inferiore chiude una Cappella dedicata interamente a sant’Antonio per la quale era previsto un ciclo pittorico ad affresco, forse perduto o mai eseguito. Le storie di Antonio che oggi ne ricoprono le pareti sono state dipinte solo all’inizio del Seicento da Cesare Sermei, che è intervenuto anche altrove in Basilica. 

Due francescani a confronto

Ma vediamo le due vetrate nel dettaglio. La vetrata della Basilica superiore è di fatto la prima agiografia di sant’Antonio in immagine e anche la prima narrazione che collega in modo diretto i due santi. Questa scelta, che esplicita le due forme del francescanesimo, è davvero innovativa. Per Antonio figurano l’incontro con Ezzelino da Romano, la liberazione di alcuni prigionieri, il salvataggio di alcuni marinai da un naufragio. La scelta di questi episodi non vuole evidenziare alcun parallelismo tra la vita di Francesco e la vita di Antonio, parallelismo che sarebbe stato comunque facile suggerire, ad esempio attraverso l’episodio della predica agli uccelli di Francesco che richiama immediatamente la predica ai pesci di Antonio.

Solo il quarto pannello fa eccezione ed è l’Apparizione di Francesco al capitolo di Arles, dove i due santi sono rappresentati contestualmente. Quest’episodio forma un dittico con quello di Francesco alla Verna. In un gioco di rimandi molto esplicito l’apparizione del Cristo serafino a La Verna rinvia all’apparizione di Francesco ad Arles. Tommaso da Celano, il primo a ricordare nella Vita beati Francisci (1Cel 48: FF 407) quanto accaduto ad Arles, rilegge in seguito l’episodio come anticipazione del dono delle stimmate, una suggestione che l’autore della vetrata sembra fare propria nella sua opera. Nella rilettura agiografica successiva, la benedizione di Francesco ai frati finisce per diventare una benedizione rivolta al solo Antonio, quasi a conferma del ruolo di maestro e predicatore che lo stesso Francesco aveva riconosciuto ad Antonio in una ben nota lettera a lui indirizzata.

Questa rappresentazione iconografica solleva domande: come interpretare la santità di Antonio in relazione a Francesco, ma anche all’interno della storia minoritica? È importante rilevare che la vetrata con Francesco e Antonio della Basilica superiore chiude una serie dedicata agli apostoli, disposta lungo la navata. Una posizione che non è un caso: Francesco e Antonio in tal modo diventano gli eredi degli apostoli Pietro e Paolo, un parallelismo che in futuro sarà consolidato dall’agiografia. Questa lettura rende finalmente chiara la scelta degli episodi della vita dei due santi riportati nella vetrata: quelli di Francesco sottolineano la conformità del Poverello con Cristo, quelli di Antonio rappresentano una santità che si esprime nelle opere. I due modelli di francescanesimo, così esplicitati, non sono quindi antitetici, ma complementari.

Diversi ma uniti

Passiamo ora alla vetrata nella Basilica inferiore che mette in scena altri episodi della vita del Santo. La quadrifora presenta nella quattro luci della vetrata sei episodi ed è conclusa da un rosone con il ritratto di frati e santi dell’Ordine. Il racconto inizia nella luce di sinistra con il Martirio dei francescani in Marocco, sviluppato in due pannelli come tutti gli altri episodi, cui fa seguito la scelta di Antonio di lasciare i canonici regolari per entrare nell’Ordine dei frati Minori. Segue la Predica di Antonio ai pesci. Il racconto procede nella luce di destra con l’Apparizione della Vergine ad Antonio, liberato da una tentazione, la Predica di Antonio e il miracolo del piede riat­taccato e, infine, l’Apparizione di Francesco al capitolo di Arles. Un programma iconografico mutato rispetto alla vetrata della Basilica superiore, che potrebbe riflettere – almeno in parte – il programma di affreschi della sala capitolare del Santo a Padova. Questa volta le vite dei due santi scorrono parallele. A dimostrarlo, la comparsa della predica ai pesci che rimanda alla predica di san Francesco agli uccelli, un episodio non presente nei primi documenti, ma che appare nelle vite più tarde, in particolare nella Rigaldina.

Si affaccia, quindi, con la Rigaldina, il tema della conformità di Antonio a Francesco, capace di comporre in unità le figure del primo francescanesimo. Antonio è il figlio e discepolo, il compagno di Francesco, un tema che prende forma nella letteratura agiografica e nei Sermoni con sempre maggiore insistenza e che potrebbe rispondere alle nuove sollecitazioni e interessi di un Ordine che ormai si vede profondamente mutato rispetto ai suoi inizi.

Nella predica ai pesci l’agiografo presta attenzione a dettagli che in apparenza potrebbero essere poco rilevanti. I pesci si dispongono ordinatamente ad ascoltare le parole di Antonio, la testa che si alza al di sopra della superficie dell’acqua, dai più piccoli ai più grandi, secondo una suddivisione che rispecchia una gerarchia di ruoli all’interno della società medievale e che il Maestro della vetrata puntualmente trascrive. La presenza del rosone con il ritratto di 12 frati – un numero anch’esso simbolico ed evocativo – indirizza la lettura della vita di Antonio all’interno della storia più generale dell’Ordine, capace di unire «santità e cultura, sacerdozio e impegno evangelico», come ha scritto Antonio Rigon. Due vetrate e due mondi: la storia del francescanesimo a portata di sguardo, nell’antico scrigno d’arte e di spiritualità che è la Basilica di Assisi.

 

Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»! 

Data di aggiornamento: 13 Maggio 2021
Lascia un commento che verrà pubblicato