In buone mani
Il giorno 11 febbraio ricorre la XXXII giornata mondiale del malato, a cui si lega perfettamente la memoria della beata Vergine di Lourdes. Il pensiero va ai tanti malati che ci scrivono affidandosi a sant’Antonio, a Maria e alle nostre preghiere. Sempre li ricordiamo nelle messe e nella nostra preghiera, specialmente in quei luoghi così significativi per noi come la Basilica di Padova e il Santuario di Lourdes: sono luoghi in cui la bontà di Dio e la fede di tanti pellegrini si incontrano e diventano sorgenti di grazie, di cui innumerevoli sono i testimoni. Tuttavia, la malattia, specie quando non trova rimedio, è difficile da affrontare: per questo, oltre al conforto della preghiera, è importante la consolazione della presenza, della cura da parte degli altri: è un impegno umano e cristiano che ciascuno di noi è chiamato a prendere, diventa un’occasione di amore. Mi ha molto colpito la lettera che abbiamo ricevuto, che riporto di seguito.
«Caro padre, le scrivo per darle una bella notizia: nonna Adele è tornata a casa! La nonna ha 87 anni e qualche mese fa il medico le aveva diagnosticato un brutto male, con poche possibilità di cavarsela. In ospedale ha subito un intervento molto pesante, forse troppo per la sua età. E invece ce l’ha fatta. In due settimane si è rimessa in piedi e l’hanno dimessa. Il giorno in cui è tornata eravamo tutti felici e lei non capiva la nostra euforia. Pian piano è entrata nella sua camera e, prima di tutto, ha tirato fuori dalla borsa il quadretto di sant’Antonio. L’ha rimesso al suo posto, sul comodino, come sempre. Ed era la nonna più serena del mondo. Caro padre, ci sono delle cose che io non riesco a capire, ma per mia nonna sono normali. Beata lei, che si sente sempre in buone mani… e non sto pensando alle mani del chirurgo!».
Questa lettera testimonia lo stupore di una nipote per la serenità della nonna nell’affrontare un passaggio delicato della sua vita. Da dove viene questa serenità? Dal sentirsi in buone mani, sostenuti da mani più grandi delle nostre che non ci lasciano cadere: è la fede nel buon Dio che ci accompagna, anche attraverso l’intercessione di sant’Antonio. Alcuni ritengono che sia un’illusione, un’idea alla quale aggrapparsi per stare meglio, un conforto solo apparente. Eppure molti altri testimoniano nella loro vita la presenza di Qualcuno che, con il suo sguardo benevolo, dona serenità e speranza anche nei momenti difficili. E il modo per incontrarlo è la fiducia, l’affidarsi a una persona che ci ha detto «Io sono con voi tutti i giorni»: nel Vangelo, Gesù ha sempre cercato la fiducia in lui e continua a farlo, fino alla fine dei tempi. Proprio di questo abbiamo bisogno: il problema principale, quando stiamo male e ci assale lo sconforto e lo scoraggiamento, è che ci sentiamo abbandonati. Ecco allora il miracolo più grande: sentirci accompagnati sempre, non rimanere soli. Così, uno dei gesti più grandi di umanità è proprio questo: farsi presenti, accompagnare, farsi vicini. Un ritornello che costantemente risuona nel Vangelo, ma che sentiamo pienamente umano, capace di riempire gli spazi di solitudine e abbandono che tentano di farci disperare. Un invito a fare la nostra parte, con semplicità, ma con umanità.
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