Coraggiosi come i Magi

Ci vuole coraggio per seguire la stella del futuro nell’incertezza della pandemia. Ma solo chi osa arriva al cospetto del Bambino.
06 Gennaio 2022 | di

In questo tempo di pandemia sembra ripetersi la storia dei Magi, tre giovani coraggiosi, partiti per seguire una stella in un tempo di grave crisi di speranza. L’avevano intravista oltre nubi di fatica e di incertezze. Ma a quella stella avevano creduto, oltre ogni evidenza. Al bar sotto casa, li avevano scoraggiati: «Ma voi siete matti… dietro una stella? Chi ve lo fa fare?». Sono le stesse obiezioni che emergono nei bar di oggi, davanti a giovani che accettano il rischio del futuro, aprendo un’attività o intraprendendo un impegnativo corso di laurea. Tante obiezioni e troppi scoraggiamenti, che richiamano alla mente anche un altro atteggiamento di oggi, quello dei no-vax e dei negazionisti. Questa minoranza – che però conta tre milioni di italiani – si affida all’irrazionalità imperante, grida e scende in piazza, incurante del pericolo per sé e per gli altri. Ce ne sono persino in chiesa, gente che mentre s’inginocchia, afferma con superficialità: «Ma io confido in Dio! La vita Lui me l’ha data e Lui mi dirà come fare».

Resto allibito, per questo fideismo «magico», come se tutti noi vaccinati non credessimo più in Lui! E penso invece a quei tre giovani partiti con coraggio, lungo strade incerte. Hanno creduto alla stella, alla pace, all’unità, fidandosi del futuro. È lo spirito che più manca oggi, nel bel mezzo di questa pandemia. Ma poco dopo la partenza dei Magi, accade un’inattesa difficoltà. La stella, così luminosa e rassicurante, d’improvviso scompare. Restano muti. E nel profondo del cuore riemergono le obiezioni degli amici al bar. È un attimo di smarrimento, ma poi proseguono ancora più convinti di poter giungere alla meta. Sanno che il Messia non nasce in una capitale, ma in un piccolo borgo, come tanti in Molise. I giovani partono, mentre i sacerdoti restano. Sanno, ma non vanno. Non vogliono compromettersi. Non amano rischiare. Sono parolai vuoti. A tratti, arroganti. Ma alla fine solo i tre giovani trovano il Bambino. Fragile, eppure vero Re d’Israele. È lui che vogliono adorare. Non Erode. Non la ricchezza. Non il luccichio dei social. A Lui solo offrono i loro doni.

Anche tu, che leggi queste righe, puoi incontrare il Messia. Lo troverai, per esempio, nel volontariato, prezioso scrigno, aperto al dono. Non temere, dona anche tu secondo ciò che puoi: tempo, energie, denaro. Questo donare, in una forma continuativa e sistemica, certifica il valore oggettivo delle scelte razionali, perché solo il reale che si palesa in un volto davvero incontrato saprà imporsi sull’irrazionale. Allora la stella risplenderà ancor di più. E la tua gioia, come quella dei tre giovani Magi nel rivederla, sarà ancora più grande. Ma dopo aver trovato la stella, che cosa succede? Se lo chiedono anche i Magi: «Tornare da Erode? Dirgli dov’è il bambino, come ci ha chiesto?». No! I Magi scelgono un’altra via, controcorrente. Alternativa. Non la strada sdrucciolevole del potere o della mafiosità insidiosa, ma della solida coerenza. Fino in fondo, per superare l’accidia di venti mesi di pandemia.

È la via della pace, quella pace che in questo mese di gennaio sentiamo di dover edificare con i tre strumenti che papa Francesco ci ha suggerito: educazione, lavoro e dialogo tra le generazioni. Specie nell’accoglienza dei migranti. La guerra, come la pace, inizia sempre dalle lavagne delle scuole, per farsi poi mano callosa nel cantiere e narrazione reciproca tra le generazioni in ognuna delle nostre case. Solo così sentiremo che i tre Magi che seguono la stella sono come i nostri giovani, che camminano uniti, in stile sinodale, nella logica del noi, nonostante l’incertezza di questa pandemia, la tentazione dell’irrazionale e gli inganni del potere.

 

Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»! 

Data di aggiornamento: 06 Gennaio 2022
Lascia un commento che verrà pubblicato