Io cammino da sola
Il posto fisso, una carriera di prestigio, l’amore. Sembra tutto perfetto. E invece un’inspiegabile orticaria invade il corpo della protagonista: «La dottoressa di base mi spedì dalla dermatologa, che mi mandò dall’allergologa. Mi prescrisse una serie di esami. Tutti negativi, mi congedò sconsolata: stavo benissimo». Il cortisone spazza via il sintomo, ma la ferita sanguina in qualche angolo dell’anima. Che cosa guarisce l’infelicità?
Parte da questa premessa il libro di Alessandra Beltrame Io cammino da sola, ed Ediciclo. Un viaggio che è nello stesso tempo accettazione ed elogio della propria solitudine esistenziale e scoperta del cammino come via di guarigione.
Ma per ritrovarsi non basta partire «l’altrove, si deve conquistare». E così Alessandra lascia tutto: lavoro, amore, sicurezze. Uno stacco netto, forse folle. La lettera di licenziamento è il primo brivido di felicità; nel futuro solo un paio di scarponi ancora nuovi, che chissà dove la porteranno. «Per camminare e insieme crescere, curarti, guarire, imparare – avverte Alessandra – devi metterci i pensieri. Camminare con la testa. Pensare con i piedi». Altrimenti non funziona.
E non si fa sconti, Alessandra. Ogni passo è un ricordo, un dolore, uno spiraglio di gioia, una fitta di malinconia, una discesa agli inferi, un appiglio per non affogare. Cammina sola Alessandra e guarda in faccia la sua solitudine, la scandaglia, la conosce, la odia, la ama, ci viene a patti e alla fine la ritrova, come un diamante in fondo a un pozzo, limpida e generativa come non avrebbe mai creduto.