La Lisbona di Antonio

Un 13 giugno trascorso a Lisbona, città natale del Santo. Una grande festa, tra Messe, processioni, sfilate e bancarelle, piena di allegria e colori. Una devozione vitale, profonda e sincera, quella dei lisbonesi per il loro Antonio.
12 Giugno 2025 | di

Solo una volta, dopo aver lasciato il Portogallo, Fernando è tornato a Lisbona. Fernando, a quel tempo già divenuto Antonio, frate francescano, predicatore, taumaturgo, si trovava a Padova quando lo raggiunse la notizia che il padre, Martino, stava per essere giustiziato perché considerato colpevole di un omicidio. Era un’accusa falsa. Antonio chiese ai propri superiori il permesso di assentarsi per un giorno dal convento. E raggiunse la sua Lisbona. In volo? Con l’aiuto celeste? Il vento degli angeli lo spinse nel cielo? Fatto sta che apparve nell’aula del tribunale e chiese che gli fosse portato il corpo del giovane assassinato. Gli ubbidirono. Antonio domandò a quel ragazzo di raccontare la sua morte. E lui si alzò a sedere e rivelò il nome del vero colpevole. Credo che padre e figlio, in quel momento, si siano guardati con un sorriso. Il giovane ucciso chiese ad Antonio di essere perdonato dei suoi peccati e si riaddormentò nel suo sonno mortale. Il padre venne liberato e il frate volò di nuovo verso l’Italia. 

Non viene dato molto credito a questo miracolo conosciuto come «bilocazione del Santo». A Lisbona, però, ci tengono molto: questa è la sua città. Fernando Martins de Bulhões era figlio di un un’agiata famiglia aristocratica. A 15 anni scelse la vita religiosa e quando decise di diventare francescano chiese di potersi chiamare Antonio, come il santo eremita egiziano Antonio abate. La chiesa a lui dedicata, nel cuore di Alfama, antico quartiere di Lisbona, sorge nel luogo dove si trovava la sua casa natale. A poca distanza, una ripida salita conduce a rua Milagres de Santo António. Qui si trova la miglior pasticceria dove assaggiare la delizia dei pasteis de nata, cestini di sfoglia fragrante ripieni di crema. Una pasticceria che non può che chiamarsi con il nome del Santo: Pastelaria Santo Antonio. A Lisbona, il Santo è ovunque, dietro ogni angolo, sugli stipiti delle porte, negli azulejos (le tradizionali piastrelle quadrate di ceramica smaltata) che decorano le facciate delle case. Appare all’improvviso: nella vetrina di un bar, in un piccolo tabernacolo, nella scalinata dove i ragazzi provano passi di break-dance

Giorno di festa

Antonio, il frate, e Pessoa, il grande poeta portoghese, avevano lo stesso nome: Fernando. Il padre di Pessoa era un funzionario pubblico, la madre proveniva dalle isole Azzorre: scelsero il nome di Fernando perché il loro figlio venne al mondo il 13 giugno del 1888. Proprio nell’anniversario annuale della morte del Santo. «Nascí exactamente no teu dia / treze de Junho, quente de alegria». Il tuo giorno, caldo di allegria, di gioia, scrisse il poeta. Per i portoghesi nel giorno della fine della vita terrena del loro Santo non c’è spazio, infatti, per la tristezza: è una festa, una vera allegria, una ragione per ballare, mangiare sardine, comprare piantine di basilico, sposarsi, festeggiare la nuova estate. A Padova è una giornata a suo modo austera e riflessiva. In fondo hanno ragione: a Lisbona, Fernando/Antonio è nato. A Padova è morto. 

Nei vicoli di Alfama, durante la festa, appaiono infiniti banchetti che vendono piccole piantine tondeggianti di basilico. C’è un garofano di carta velina messo tra le foglie. E c’è un bigliettino. Con scritto dolci parole dedicate alla persona amata. È il regalo degli innamorati. Dono in nome di Antonio. Ci sono più versioni anche sull’origine di questa tradizione. La più bella: il basilico, manjericão, è una pianta delicata, gentile. E stagionale: i suoi semi devono essere raccolti e vanno ripiantati. Come l’amore. Antonio Casamenteiro, sant’Antonio che incoraggia a «mettere su casa», ha così successo a Lisbona che anche a Padova, dal 2017, e a Brescia, da un paio d’anni, si tengono incontri e corsi per aiutare, in un percorso di fede, a trovare un’anima gemella. Decine e decine di persone, alla fine di giugno, affollano la Basilica per la Messa e l’incontro conviviale organizzato dai frati per favorire incontri, amicizie, conoscenze. 

Una ragazza lancia una monetina verso la statua del Santo. Accanto a lei un uomo sistema una candela e l’accende con cura. La ragazza è riuscita a far rimanere la sua moneta sul libro che Antonio tiene in mano, ai piedi del Bambino. Saltella: ora è certo, si sposerà entro l’anno. Sorride, ringrazia, prega. E l’uomo la guarda, ridono insieme, poi si fanno seri: piegano la testa, si inchinano, portano la mano al cuore, guardano le candele e poi il Santo. Alla fine, si salutano con calore. La devozione di Lisbona ad Antonio è profonda, sincera.

Puoi leggere il reportage completo nel numero di giugno del «Messaggero di sant'Antonio» e nella versione digitale della rivista. Provala ora! 

Data di aggiornamento: 12 Giugno 2025
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