La responsabilità della cultura
«La stagione della Scala di Milano sarà aperta dall’opera "Boris Godunov" di Modest Petrovic Musorgskij. Il direttore musicale del teatro, Riccardo Chailly, per giustificarsi, ha spiegato che “la scelta era stata fatta da tempo e comunque prima del conflitto russo-ucraino e che cancellarla avrebbe rappresentato un danno per la cultura”. Motivazioni di comodo che dimostrano come, sia durante la pandemia sia durante l’attuale guerra, i rappresentanti di alcuni settori come quello culturale e sportivo che in circostanze simili allestiscono rappresentazioni o eventi obiettivamente pleonastici, pensino prima di tutto al loro tornaconto e poi, forse, alle tragedie altrui. Basterebbe poco per dare di sé l’idea che in momenti contingenti ci si interessa dei drammi, invece si fa di tutto per apparire come coloro ai quali della sorte degli altri non può interessare di meno».
Lettera firmata
Il mondo della cultura e dello sport, come forse tutti gli ambiti della nostra vita, hanno degli aspetti economici di cui chi se ne occupa deve tener conto; tuttavia, sappiamo che i giri di affari che ci sono dietro a taluni eventi sono davvero impressionanti e, soprattutto nel caso della pandemia, il voler riprendere a ogni costo è sembrato spesso motivato da interessi meramente economici. A onore del vero, va però anche ricordato che lo sport e la cultura, pur non essendo essenziali alla nostra sopravvivenza, sono davvero importanti per la nostra maturazione come persone che vivono e si relazionano in una società multiculturale. Da essi, infatti, provengono delle occasioni per condurre una competizione in modo sano (almeno in linea di massima), per imparare a conoscere l’altro, per ampliare gli orizzonti: tutto ciò aiuta a costruire un mondo migliore, mentre la mancanza di tali opportunità rischia invece di farci rinchiudere nelle nostre grette convinzioni.
In relazione all’aggressione russa dell’Ucraina, il mondo sportivo ha preso dei provvedimenti, annullando le gare nel territorio russo e sospendendo tutte le squadre nazionali; ha dato la possibilità a singoli atleti di gareggiare senza bandiera (con qualche eccezione). Molte sono state le manifestazioni di solidarietà da parte di atleti che, con parole o segni, hanno mostrato la loro vicinanza. Nel mondo della cultura, molti artisti si sono pronunciati contro la scelleratezza della guerra, ma non hanno smesso di amare ciò che l’ambiente russo ha prodotto di eccellente a livello artistico. Non credo abbia senso in questo momento bandire il patrimonio letterario o musicale russo in virtù della situazione in cui ci troviamo: rischieremmo di creare ancora più separazione e contrapposizione, di innalzare un muro che ha l’effetto di nascondere il volto dell’altro, quel volto che riflette e interpella la nostra umanità. Allora, potremmo forse cogliere l’opera Boris Godunov come un’occasione per apprezzare qualche aspetto della cultura russa, proprio oggi che la tensione con questa nazione è così forte.
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